“Da sempre è noto che una delle concause dell’abbassamento del suolo è l’estrazione di metano. Lo dicono gli studiosi, lo conferma ARPAE, lo scrivono le stesse compagnie petrolifere nel presentare i loro progetti o richiedere il rinnovo delle concessioni. Non a caso ENI ripaga con denaro e opere di compensazione i danni provocati al nostro territorio dalla coltivazione dei giacimenti, e le opere si traducono molto spesso con interventi riguardanti la costa.
Una delle aree del ravennate più colpite è quella di Lido di Dante, sottoposta all’influenza nefasta delle estrazioni, che proseguono ininterrottamente da quasi cinquant’anni, dal famigerato campo Angela Angelina, con piattaforma a circa 1,5 miglia dalla costa e i cui giacimenti sono sia offshore che sottostanti la terraferma. Gli effetti, che si sommano alle cause naturali di subsidenza, sono misurabili con punte di abbassamento del suolo che arrivano anche a – 2 cm l’anno. La concessione di Angela Angelina, salvo ulteriori proroghe, si esaurirà nel 2027, ma gli effetti indotti resteranno attivi ancora a lungo. Per anni abbiamo assistito alle curiose schermaglie del Comune di Ravenna che dichiarava di “sondare l’umore di ENI” per una chiusura anticipata dei pozzi di estrazione, che ovviamente non è mai avvenuta.
Insieme ai volontari che monitorano le nidificazioni delle specie a rischio estinzione, abbiamo documentato la progressiva riduzione della spiaggia della Riserva Naturale dello Stato “Duna costiera ravennate e foce del torrente Bevano”, frontistante Angela Angelina. Si tratta di una delle Riserve Naturali più importanti dell’Adriatico e d’Italia, localizzata tra Lido di Dante e Lido di Classe, in area sottoposta a vincolo paesaggistico e dichiarata di notevole interesse pubblico. Nonostante gli inutili ripascimenti che hanno interessato qualche tratto di spiaggia, quest’anno possiamo dire che la situazione sia prossima al collasso, con arenile in diversi punti quasi scomparso e mare al piede delle dune ormai già in gran parte collassate. Sebbene i volontari non perdano la speranza, all’oggi, proprio per l’esiguità della spiaggia rimasta, nessun nido delle specie in estinzione è ancora stato deposto, come mai successo finora. Non si comprende come gli interventi recentemente pubblicizzati potranno competere con l’inesorabile innalzamento del mare, a cui consegue erosione e soprattutto salinizzazione della falda, che combinata alla scomparsa delle dune comporterà la morte della pineta litoranea, anch’essa Riserva Naturale dello Stato.
Così si legge nell’art. 452 quater del Codice Penale“Costituiscono disastro ambientale alternativamente: 1) l’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema; 2) l’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali; (…) Quando il disastro è prodotto in un’area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale, storico, artistico, architettonico o archeologico, ovvero in danno di specie animali o vegetali protette, la pena è aumentata da un terzo alla metà”. Invitiamo tutti i cittadini a verificare con il loro occhi lo stato della Riserva nelle parti di libero accesso, il collasso irreversibile del fronte mare dune e la riduzione drastica della profondità della spiaggia. Dopo la demolizione delle torri Hamon, anche questi sono “regali” tangibili al patrimonio del nostro territorio e della nostra città. Ci pensino, i cittadini, quando applaudono gli spettacoli della nuova edizione del Ravenna Festival, sorretto come sempre dai fondi ENI.”
Italia Nostra sezione di Ravenna