“Il passaggio di proprietà per decesso del proprietario che da quasi un secolo garantiva il passaggio alle future generazioni di un ormai rarissimo frammento dell’antico modo di coltivare “a piantata” con filari di “vite maritata al pioppo” è stato fatale al Podere Baruzzi di Mezzano. Gli eredi sono ricorsi al TAR per contestare il vincolo sul Podere che la Soprintendenza aveva posto definendolo “uno dei più importanti relitti del paesaggio agrario storico della provincia ravennate e una tangibile testimonianza del sistema a piantata diffusamente adottato in Romagna per molti secoli e oggi quasi totalmente sostituito dalla agricoltura estensiva” e rilevando che “la compresenza dei relitti di coltura a vite maritata e il fenomeno della rinaturalizzazione, ormai tra loro inscindibili rendevano e rendono questo insieme di eccezionale interesse culturale”. Inoltre, in base alle relazioni fornite dall’allora Corpo Forestale della Stazione di Ravenna il podere Baruzzi si trovava “in eccellente stato di conservazione e con potenzialità funzionali integre”.
Con una relazione del TAR piuttosto sommaria che aveva destato moltissime perplessità, sia per le imprecisioni contenute sia per i riferimenti contestatori nei confronti dei tecnici valutatori che avevano istruito il procedimento di vincolo, gli eredi avevano da poco ceduto gli oltre otto ettari di podere all’Azienda Carli, estromettendo l’affittuario che all’interno coltivava da anni prodotti biologici, negandogli il rinnovo del contratto che avrebbe garantito la tutela del sito e un utilizzo eco-sostenibile del patrimonio ricevuto in eredità. Il nuovo proprietario non ha perso tempo e, all’interno del periodo di nidificazione dell’avifauna, quando ogni operazione sulle alberature è sospesa per legge, ha iniziato la rimozione meccanica di siepi, alberature, sottobosco, ormai da molti decenni patrimonio di biodiversità e stabile rifugio per la fauna.
Molti olmi e pioppi sono stati già rimossi con evidente danno per le comunità di invertebrati e uccelli, ma anche per il paesaggio agrario storico, ormai del tutto scomparso nel pur esteso Comune di Ravenna. Il 27 marzo sul terreno, anziché l’esplosione primaverile di piante e fiori del sottobosco, si osservano ora distese desolanti di trucioli, cumuli di rami e tronchi appena abbattuti, filari interrotti e amputati. Le prove della nidificazione in atto erano alcuni gusci di uova di Colombaccio appena schiuse. L’opera distruttiva è proseguita fino a lunedì 28 marzo nell’ultima parte superstite dell’antica piantata, quando l’intervento dei Carabinieri Forestali di Ravenna hanno accertato la situazione e, auspichiamo, aperto un procedimento.
Italia Nostra ha cercato da mesi di informare la Soprintendenza su quanto di lì a breve sarebbe potuto accadere, non appena preso atto della sentenza del TAR Emilia Romagna, Sezione prima, n. 955/2021 che aveva ritenuto il vincolo di bene culturale ai sensi dell’omonimo Codice fosse inutile, ritenendo sufficiente l’appartenenza del sito alla Rete Natura 2000 come Zona di Protezione Speciale (ZPS) Bacini ex-Zuccherificio di Mezzano e “la conseguente sottoposizione alle prescritte misure di conservazione”. Il TAR, non avendo correttamente interpretato la situazione (il Podere non è all’interno della ZPS, anche se le Misure di Conservazione dei bacini lo citano molte volte come elemento ecologico strettamente connesso), ha ritenuto il Podere Baruzzi già sufficientemente tutelato, e così facendo lo ha lasciato privo di ogni forma di tutela. Lo sfruttamento intensivo ormai sembra rappresentare l’unica forma di coltivazione di interesse, e così si è consumato il danno al patrimonio storico e naturalistico. Italia Nostra, sulla base delle risultanze del sopralluogo dei Carabinieri Forestali valuterà come agire per salvare ciò che ne resta ed eventualmente chiedere il ripristino di quanto rimosso.”