Casualmente solo dopo le elezioni è stato dato il via agli imbarazzanti lavori per l’installazione della “torre nuova”, contenente scala di sicurezza e impianti, compresa nel secondo stralcio di interventi del Progetto Palazzo del Podestà, una torre qualificata dal Comune di Faenza come elemento tecnico accessorio che non costituirebbe volume e come tale compatibile con la normativa di tutela del Centro Storico.
Il Consiglio Regionale di Italia Nostra Emilia-Romagna ha osservato nelle opportune sedi l’incompatibilità di tale opera con il contesto di piazza Martiri della Libertà e con il Palazzo del Podestà sia in riguardo alla disciplina di tutela dei beni culturali che di quella urbanistica.
Tale elemento contemporaneo non solo risulta essere talmente impattante sul piano volumetrico da essere percepito come un corpo estraneo rispetto all’assetto della Piazza Martiri della Libertà e del Centro Storico di Faenza, ma altresì altera a tal punto e così gravemente il prospetto del Palazzo del Podestà e la sua percezione da lederne la dignità e l’integrità del bene culturale, danneggiandone la prospettiva e alterandone le condizioni di ambiente e di decoro.
La stessa qualificazione addotta di “volume tecnico” dell’opera risulta fuorviante essendo al contrario e di tutta evidenza che presenta carattere autonomo anche e soprattutto per le dimensioni che ne escludono la configurabilità di elemento tecnico accessorio al Palazzo, pur se destinato al servizio di questo. E ciò in contrasto con la normativa di tutela del Centro Storico (zona A) e in particolare con il divieto di realizzare nuovi volumi su aree libere non edificate come previsto dalla Legge Regionale che stabilisce che non possono essere rese edificabili le aree e gli spazi rimasti liberi destinati ad usi urbani collettivi nonché di quelli di pertinenza dei complessi insediativi storici.
E’ stato inoltre osservato che l’unico parere della Soprintendenza pare sia quello del 2015 quando la destinazione d’uso prevista era espositivo/museale e non di promozione turistica (il cosiddetto “Padiglione Faenza”); il successivo cambiamento ha comportato invece un aggravio del carico di presenze rendendo non più idoneo il parere del 2015, considerata anche la necessità di prevedere una scala antincendio più grande e proporzionata al numero ben superiore di utenti.
Si è quindi operata una scelta in palese contrasto con le prescrizioni conservative dettate dal Codice dei beni culturali e del paesaggio che, viceversa, dovrebbero prevalere su scelte che hanno di mira la sua “messa a reddito” contrabbandata per valorizzazione.
L’opera viene pertanto ritenuta incompatibile con il contesto di piazza Martiri della Libertà e con il Palazzo del Podestà sia riguardo alla disciplina di tutela dei beni culturali che di quella urbanistica.
Ci si chiede chi intenda assumersi la responsabilità di una a nostro avviso palese violazione di norme di tutela e di quelle urbanistiche sia per l’autorizzazione che l’esecuzione di un’opera che lascia increduli e potrà essere additata come caso da manuale in senso negativo.