“La strage di alberi di via Maggiore continua. Mentre la terra va a fuoco e in Europa si registrano le temperature più calde da 200 anni a questa parte, prosegue la “bonifica da alberi” di via Maggiore a Ravenna” continuano così le proteste di Italia Nostra verso il provvedimento adottato dal Comune per la sicurezza di una delle principali vie di transito del capoluogo bizantino. Strategia mai piaciuta agli ambientalisti e all’associazione culturale Italia Nostra, che, in questi mesi, non ha risparmiato dure critiche all’Amministrazione Comunale.
“I residenti” continua la nota di Italia Nostra diffusa alla stampa “riferiscono di ulteriori prove a trazione del 9 agosto, dopo quelle già effettuate a metà luglio.
I pini del filare monumentale di accesso alla città già abbattuti sono undici, di cui i primi sette senza alcuna prova a trazione, introdotta, a quanto pare, solo dopo la ferma opposizione di un gruppo di cittadini e dopo le perizie commissionate a loro spese, che il Comune di Ravenna si è rifiutato di attendere, nonostante siano state prodotte con la massima celerità cinque giorni dopo il primo stop ai lavori seguìto alle proteste dei manifestanti.
Da un accesso agli atti qualcosa non torna: abbiamo una prima relazione di “Progetto verde” di Ferrara, che autorizza l’abbattimento di quattro pini, redatta a fine maggio per gli abbattimenti del 4 giugno fermati dai manifestanti, e invece ne vengono abbattuti sette il 10 giugno. Abbiamo poi altre tre perizie per alberi singoli, firmate sempre da “Progetto verde” in date tutte e tre diverse di giugno e luglio. Si ha poi una relazione che riguarda altri sette alberi sottoposti stavolta a prova trazione, la prova che l’agronomo incaricato dai cittadini indicava come indispensabile per non correre il rischio di abbattimenti avventati, su alberi di pregio e alla vista sanissimi come quelli di via Maggiore. La prova a trazione, effettuata a metà luglio, certifica che due alberi sono da abbattere. A fine luglio, ancora in periodo vietato per nidificazione, invece, ne vengono abbattuti altri quattro. E la strage a questo punto non è ancora conclusa, viste le ulteriori prove a trazione di venerdì 9 agosto.
Durante un accesso agli atti si legge, su due schede di valutazione, che gli alberi sono da abbattere perché, visto che sono appena state tagliate le radici affioranti per la “bonifica da radici” indicata nei cartelli, ora l’albero non è più stabile e va rimosso. Un progetto, quello di via Maggiore, di “bonifica dagli alberi” dopo averli danneggiati coi lavori, dunque? Il verde, per giunta storico e “simbolico”, quindi, è un danno per la città di Ravenna che non viene tenuto in alcuna considerazione durante i progetti di manutezione e riqualificazione.
Davanti ai numeri che non tornavano, ci viene detto che gli alberi non censiti nelle schede li ha fatti tagliare Azimut, approfittando della presenza delle motoseghe. All’interno di quale progetto e in base a quali valutazioni, in difformità dalle indicazioni del perito esterno incaricato e pagato dal Comune? Perché affidare all’esterno, a questo punto? Tra due tipologie di numerazione differenti sugli alberi, cartellini caduti o illeggibili e motoseghe ballerine, ricostruire la “via crucis” dei pini domestici voluta dal Comune in via Maggiore diventa arduo.
Aggiungiamo, poi, che durante l’accesso agli atti è stato tassativamente proibito di prendere appunti e tantomeno scattare foto, e perciò le notizie qui riportate vanno a memoria. E’ stata richiesta copia digitale di una parte della documentazione inerente al progetto di via Maggiore, e sono state negate copie digitali, nel 2019. Sono disponibili solo copie cartecee a pagamento, che, per quantitativo richiesto al fine di comprendere senza fraintendimenti tutto quanto (capitolato, ecc.) raggiungono una cifra improponibile.
Lasciamo ai lettori il giudizio sul progetto da un milione di euro per la “bonifica” dai nostri pini quasi centenari di via Maggiore”.