“Mistificazioni e paradossi inspiegabili, coperti dalla più assoluta blindatura dei procedimenti in atto: questa la situazione che sembra pienamente confermata dopo il Consiglio Comunale del 14 gennaio, dove si è nuovamente discusso della fine dei capanni balneari storici.
Premettiamo che è stato negato l’accesso ai documenti salienti, e quindi ci si è dovuti rivolgere, ancora senza esito, al difensore civico, e le presenti considerazioni si basano su quanto emerso dal Consiglio Comunale. Il timore è che quando questi atti verranno resi disponibili, i giochi saranno fatti e si dovrà procedere velocemente all’abbattimento di tutti – o quasi – i capanni prima del 28 febbraio, ovvero prima del periodo di riproduzione della fauna selvatica e dell’avvio della stagione balneare. Riteniamo quindi doveroso cercare di denunciare ancora una volta quello che appare, sia pure avvolto dalla nebbia, un paradossale delitto annunciato contro un patrimonio paesaggistico e storico di rilevanza. Incredibilmente, pare che nessuno, Consiglieri comunali ed Associazione capannisti compresi, se ne stia rendendo conto. L’Ordinanza di abbattimento di un anno fa, anziché venire ritirata prendendo atto che i capanni costituiscono un patrimonio culturale e storico ed un unicum paesaggistico che ormai solo Ravenna può vantare, facendosi parte diligente affinché la presunta “abusività” venisse cancellata in quanto testimonianze preziose ed irrinunciabili di “archeologia balenare”, ed al contempo presidio di tutela ambientale negli ambiti fortemente antropizzati a cui ora si aggiunge l’impattante ciclabile del “Parco Marittimo”, è stata “addomesticata” secondo un artifizio chiamato “VIncA”. Senza dire, però, che la Valutazione di incidenza ambientale si applica solo a nuovi progetti. La “Vinca per i capanni”, il cui accesso è stato negato, sarebbe quindi correttamente da chiamare “Valutazione di incidenza per progetto di nuova costruzione di capanni balneari sulla costa ravennate”. Va da sé che la nuova costruzione presuppone che i capanni storici esistenti vadano abbattuti. E’ questo che chiedevano cittadini e capannisti? Di veder distrutto quanto custodito e tramandato da generazioni per, eventualmente, poterlo ricostruire, posticcio, antistorico e fasullo, altrove? Con retorica insopportabile, il falso viene chiamato tradizione, e la distruzione tutela. Si aggiunge poi il concetto “perché io non posso farmi il mio capanno?” come se fosse ancora possibile proporre un modo di uso della spiaggia di 100 anni fa, e come se i capannisti fossero privilegiati detentori di manufatti abusivi, e non ultimi custodi di una realtà di tradizione ormai perduta altrove e che è possibile godere pienamente anche solo scattando una pittoresca foto. Settanta circa sono quelli rimasti. A questa operazione è stata negata qualsiasi partecipazione da parte dei soggetti portatori di interessi esterni alle Istituzioni, nessuno ha protestato, nulla è stato pubblicato. Ci chiediamo perché nemmeno il Consiglio comunale abbia chiesto spiegazioni rispetto al divieto imposto dall’Amministrazione di divulgare la VIncA, inviata ai consiglieri che l’hanno richiesta. Eppure la Delibera Regionale del 2023 dedicata alla VIncA, dice: “modalità di partecipazione del pubblico nella procedura di Screening di incidenza: al fine di garantire la trasparenza e la partecipazione del pubblico alla procedura di Vinca (…) la pubblicazione nel sito (…) dell’avvio del procedimento e della relativa documentazione è affidata alla discrezionalità della stessa Autorità Vinca [l’Ente che effettua la Vinca], in considerazione della consistenza della proposta e della necessità di approfondimenti con i soggetti portatori di interesse”. Niente di così importante, la questione dei capanni storici, da doverla condividere in modo trasparente, evidentemente. La Delibera continua: “In ogni caso, il livello minimo di trasparenza che deve essere garantito è relativo alla tempestiva pubblicazione dell’esito finale (parere motivato) nella sezione trasparenza dell’Autorità Vinca competente o nel sistema informativo regionale (Portale Vinca)”. Ma nulla è stato invece pubblicato. La scusa del bando di gestione non dà spiegazione del fatto che i due procedimenti (VIncA e bando) andassero, come immaginiamo sia successo, accorpati.”
Italia Nostra sezione di Ravenna