“Desta non poche perplessità l’incredibile vicenda dei capanni balneari ravennati, uno dei pochi esempi superstiti in tutta Italia di “archeologia balenare” che il Comune di Ravenna sceglie di abbattere senza alcuna motivazione plausibile invece di tutelarli e valorizzarli come patrimonio culturale, storico ed etnoantropologico collettivo.
Intanto non si comprende il perché dell’ordinanza di rimozione: viene seccamente negato che dipenda dai lavori in corso per il cosiddetto “Parco Marittimo”, ma non abbiamo sentito una sola parola in merito da parte dei progettisti del suddetto “Parco”: perché non domandano che vengano salvaguardati, come “valore aggiunto” al loro progetto?
In secondo luogo, non si comprende perché al momento non risulti emessa alcuna Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA) per le demolizioni: dai nuovi adeguamenti di normativa, sulle aree ambientalmente tutelate è necessario sottoporre a VIncA persino le giornate ecologiche di pulizia delle spiagge, per stabilire – giustamente – se siano compatibili o meno con la tutela dell’ambiente: un’operazione di rimozione del genere avviene alla chetichella a carico dei concessionari senza valutazione, controlli, verifiche sulla sicurezza, sulle tempistiche – nidificazione prossima dell’avifauna – e sugli smaltimenti dei materiali?
Ancora, non si comprende perché sia stato scritto che in zona B del Parco del Delta del Po i capanni siano da rimuovere: dalle norme leggiamo che in dette zone (denominate “B DUN” nel “Piano di Stazione” del Parco, Norme Tecniche di Attuazione) è consentita“la demolizione degli immobili posti sulle formazioni dunose”. Consentita, non tassativamente obbligatoria.
Infine, una considerazione che potrebbe essere dirimente: tutti i capanni insistono su un’ampia fascia costiera che risulta, in base a diversi decreti, ricadente in ambiti dichiarati, dal Ministero della Cultura, “di notevole interesse pubblico” con decreto ministeriale del 1976 e delibera di Giunta Regionale del 2008. Si legge che“la dichiarazione di notevole interesse pubblico detta la specifica disciplina intesa ad assicurare la conservazione dei valori espressi dagli aspetti e caratteri peculiari del territorio considerato. Essa costituisce parte integrante del piano paesaggistico e non è suscettibile di rimozioni o modifiche nel corso del procedimento di redazione o revisione del piano medesimo”. Dunque, dall’obiettivo di tutela paesaggistica espressa da tale dichiarazione, i capanni storici, anziché essere inseriti a pieno titolo come elemento caratterizzante, sono esclusi? Perché?
L’auspicio è che la sconcertante vicenda giunga presto a chiarimento e che l’ordinanza di abbattimento – al di là delle proposte, dei tavoli di confronto, dei giri di parole e delle ipotesi più o meno campate in aria – venga immediatamente revocata. Altro modo non c’è per tutelare il nostro patrimonio se non impedirne la distruzione.”
Italia Nostra sezione di Ravenna
Capanni balneari: nessuna chiarezza. Omessa la valutazione di incidenza per abbatterli, nessun obbligo di demolizione in zona B e vincolo di tutela già effettivo?