Nel primo pomeriggio del 31 agosto, da quanto visibile dalla riva est dei Piomboni, nessun troncone del relitto era stato ancora issato sul pontone di servizio. Si parla di cantiere blindatissimo, persino per la stampa e per le riprese del caso: come mai, per un tema di così grave rilevanza ambientale e alle cronache ormai da quattro anni? Dov’è la tanto sbandierata trasparenza degli Enti pubblici? Oltre nove i milioni di euro sottratti ai lavori dell’Hub portuale per questa operazione, su una banchina e su acque pubbliche.
In compenso giungono riprese effettuate il 26 e 28 agosto che mostrano vistosissimi aloni oleosi nelle acque attorno al relitto, segno che il rilascio di idrocarburi provenienti dalla motonave, in corso da fine 2018, continua. Oltre due anni e mezzo di acque iridescenti o grigiastre, nel Piomboni dove si pesca, e dove si raccolgono vongole di frodo proprio nel contiguo “Cimitero delle navi”. Ricordiamo che la nave spezzata in due da ottobre 2017, fu lasciata al suo destino senza che nessuno muovesse un dito, nonostante gli appelli della Capitaneria di Porto; nessuna bonifica dai carburanti venne effettuata fino all’affondamento (marzo 2019), e che a maggio 2021 risultavano spesi 800 mila euro di soldi pubblici tra aspirazioni carburanti in acqua, noleggio panne, sopralluoghi, ecc.. Molti altri ne verranno presumibilmente spesi in questi giorni. Una ripresa del 26 agosto evidenzia la fila più esterna di barriere galleggianti antiquinamento interrotta, perché completamente sgonfia. Altre riprese del 17 agosto mostrano barriere che appaiono sgonfie in altro tratto.
Insomma, una situazione di assoluta emergenza ambientale. E’ questo il motivo per cui il cantiere è off-limits? Aggiungiamo che la direzione dei lavori ricompresi nell’appalto, nonché del coordinamento per la sicurezza in fase di esecuzione, risulterebbe affidata ad un geometra il quale, stando all’ultimo curriculum presente in rete, sarebbe privo di alcuna esperienza in rimozione di relitti navali. Esperienza che invece riteniamo dovesse esser d’obbligo per una operazione di questo tipo.
Le associazioni Amici della Pineta di San Vitale e Pialasse, APS Amici dei Parchi, Federazione Nazionale Pro Natura, Gruppo di Intervento Giuridico OdV, Italia Nostra, ed L’Arca hanno inviato comunicazione urgente al Ministero della Transizione Ecologica per segnalare le condizioni in cui viene effettuata la rimozione e per domandare l’invio di un organo terzo, alle dipendenze del Ministero, che possa monitorare in piena sicurezza l’intervento. Al contempo, è stata nuovamente posta l’attenzione del Ministro sul “Cimitero delle navi”: intollerabile, con i mezzi già operativi a poca distanza, che la gigantesca “discarica” di rifiuti tossici e pericolosi, resti lì ad ammorbare acque, fondali, pesci, vongole e la Pialassa, ancora chissà per quanti decenni.