Leggiamo con gioia che i pini di viale Zara a Marina di Ravenna sono salvi. Questo nonostante nel verbale di una riunione di luglio scorso visionato all’ufficio dei Lavori Pubblici fosse scritto: “Eliminare con uno screening gli alberi che non potranno più esistere. Questo già in fase di progettazione”, e diverse segnalazioni parlavano di un’ipotesi di progetto di completa eliminazione dei 68 pini di via Zara, alcuni dei quali quasi centenari, senza ripiantumazione. Ci eravamo quindi attivati immediatamente, chiedendo il sopralluogo di un agronomo, e ci complimentiamo che il progetto di riqualificazione definitivo ricalchi in gran parte le proposte del nostro agronomo, inviate al Comune.
Tuttavia, la strage del verde pubblico continua indisturbata a spese dei cittadini, della loro salute e della loro sicurezza. Un esempio per tutti, la capitozzatura selvaggia dei pioppi cipressini dei viali della “cintura verde”, ridotti a pietosi moncherini. Com’è possibile che il Comune vada contro il suo stesso Regolamento del verde, che vieta severamente le capitozzature? Operazioni che vengono poi prese ad esempio anche per le operazioni sul verde privato. Le capitozzature, ovvero i “tagli che interrompono la crescita apicale del fusto e quelli praticati su branche aventi diametro superiore a cm.10” (Regolamento del verde del Comune di Ravenna), sono vietate in quanto arrecano gravissimo danno alla struttura della pianta, impedendole uno sviluppo armonico e bilanciato e favorendo l’ingressione di agenti patogeni. Il primo passo verso la destabilizzazione ed il futuro abbattimento. Chiunque può osservarlo facilmente, specialmente adesso, sulle essenze a foglie caduche: dagli alberi capitozzati partono una serie di numerosissimi rametti addensati in più punti, tutti della stessa grandezza, che non seguono più la struttura armonica, perfetta e sicura dell’albero, la quale invece parte dal fusto e con gradualità e continuità procede dal ramo più grande al più piccolo. Questi rametti impazziti rappresentano la risposta disperata dell’albero che, per non morire dopo la capitozzatura, getta quanti più rami possibile per poter respirare attraverso nuove foglie, e sono quindi privi di continuità strutturale, costituendo un pericolo per la sicurezza e per la vita futura dell’albero. Operazioni vietate di danneggiamento del patrimonio arboreo che però vengono praticate ormai dappertuto.
Che la sensibilità verso il patrimonio arboreo esistente sia del tutto assente in alcuni amministratori è stato evidente anche ieri, durante la commissione in Comune per la petizione riguardante il nuovo polo scolastico di via Vicoli. Pensato distruggendo il parco di via Nizza, il polo, dopo il fermo respingimento dei residenti, è stato riproposto con la medesima modalità, distruggendo parte del frequentatissimo parco pubblico di via Vicoli. Stavolta, forse colpevoli di aver raccolto “solo” 1500 firme contro le oltre 3000 di via Nizza, i cittadini sono stati zittiti senza tanti complimenti. Nessun accoglimento per la proposta di salvare il parco e spostare la scuola di poche decine di metri in un area non piantumata, nessuna considerazione per i 30 o più alberi, alcuni anche vecchi di decenni e classificabili di “prima grandezza” che verranno abbattuti, uno dei quali non è stato nemmeno censito nel rilievo dello stato di fatto. Per gli amministratori, gli alberi sono solo numeri intercambiabili per far tornare i bilanci sulla carta: l’alberello appena piantato (e magari secco dopo pochi anni) equivale a quello di trent’anni, Per tentare di confondere le carte, ieri è stato raccontato che, grazie alla distruzione di parte del parco di via Vicoli, verrà completata la “cintura verde”, attesa dagli anni ’90 del secolo scorso. Invitiamo tutti i cittadini sensibili alla tutela degli alberi, della salute, della qualità della vita e del decoro urbano, a segnalarci gli scempi realizzati o in programma, sul nostro patrimonio comune.