In pieno periodo di nidificazione abbattuti pini domestici quasi centenari di una Riserva Naturale dello Stato. Come è stato possibile autorizzare da parte dei Carabinieri Forestali?

Segnalano cittadini la strage in corso di bellissimi pini domestici che adornano Viale Italia, il lungomare di Marina Romea, località del ravennate apprezzata per la sua quiete e la natura.

I poveri alberi attaccati dalla motosega sono esattamente a ridosso della travagliata ciclabile, progetto che verrà a breve doppiato, a poche decine di metri, dalla ciclabile del Parco Marittimo interna alla pineta (e giù alberi anche lì!). Ricordiamo che la pineta di Marina Romea comprende almeno tre habitat protetti dalle Direttive europee, di cui uno prioritario.

Dalle prime informazioni sommarie reperite in loco, le prove di trazione, costate qualche decina di migliaia di euro e validate – pare – dallo stesso agronomo che, se non siamo male informati, è stato condannato a Forlì per un appalto sul verde, avrebbero dato parere negativo. Peccato, da quanto appreso sempre sul posto, che siano state eseguite poco dopo la posa dei sottoservizi, quindi a radici che potrebbero essere state tranciate per i lavori.

Uno dei pini già abbattuti era praticamente monumentale: un cittadino ha misurato il diametro di uno dei rocchi caduto vicino alla recinzione del cantiere, e il diametro, benché si tratti di una parte dell’albero presumibilmente posta in alto in quanto erano visibili innesti di branche, è di 62 cm. Equivale ad una circonferenza di quasi due metri.

Ora, sul regolamento del Verde del Comune di Ravenna, si legge: “E’ fatto divieto a chiunque di abbattere o trapiantare, su tutto il territorio comunale, gli alberi, siano essi vivi, deperienti o morti, aventi circonferenza del fusto, misurata a cm.130 di altezza dal colletto, superiore o uguale a cm. 120” per le specie di prima e seconda grandezza…” Il pino domestico risulta specie di seconda grandezza.

Si legge inoltre: “Scavi in prossimità di alberi e arbusti: (…) La misura della luce netta di qualsiasi scavo dal filo del tronco non può essere inferiore a 3 (tre) metri per le piante di prima e seconda grandezza e 1,5 (uno virgola cinque) metri per quelle di terza grandezza e per gli arbusti”. Basta guardare la ciclabile per capire che gli scavi sono stati effettuati a ridosso dei tronchi.

Com’è possibile stato autorizzare nella Riserva Naturale dello Stato quanto non sarebbe autorizzabile nemmeno su suolo comunale, e per giunta in pieno periodo di nidificazione? Da terra sembrano presenti numerosi nidi sui pini ancora superstiti da tagliare, non sappiamo se in uso oppure no. Ma il periodo resta certamente vietatissimo.

Richiederemo tutte le carte per verificare: di sicuro gran parte delle ciclabili si stanno rivelando in tutta Italia becere e dannosissime operazioni di “greenwashing” che causano stragi di alberi; di sicuro il Comune di Ravenna odia sé stesso – cioè i cittadini che amministra – e il pino domestico che porta nello stemma per cui la nostra città è stata famosa nei secoli. Quando la natura presenterà il conto sarà troppo tardi.

Italia Nostra sezione di Ravenna