“Un programma che inneggia alle violazioni di legge? La colonia Varese, realizzata nel 1937-39, è dichiarata bene culturale con Decreto Ministeriale del 1996, e per essa “sono consentiti (…) il restauro degli aspetti e degli elementi architettonici, nonché il ripristino degli elementi originali alterati, le trasformazioni interne, nel rispetto degli ambienti e degli elementi di pregio fermo restando l’obbligo dell’acquisizione del parere dell’ente competente per gli edifici vincolati, la modifica e/o l’inserimento di impianti tecnologici ed igienico-sanitari…”, con possibilità di realizzare “attività ricettive (…); abitazioni collettive (…); collegi, convitti, studentati, ospizi e ricoveri; strutture culturali e per il tempo libero(…); scuole, musei, sedi espositive, biblioteche, archivi cinema multisala, scuole di vela, palestre, piscine, centri giovanili per scambi internazionali; attrezzature complementari alla balneazione anche commerciali e servizi di terziario avanzato di supporto all’attività turistica… ”. Dunque, un ampio margine di azione che avrebbe consentito il recupero di un patrimonio architettonico di valore e di interesse per tutta la collettività, posto in un’area di importanza strategica dal punto di vista paesaggistico, economico, turistico ed ambientale.
Invece, in palese contrasto (per non dire violazione) con l’articolo 30 del Codice dei Beni culturale per cui “Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza” la Regione, proprietaria della colonia, l’ha lasciata impunemente andare in rovina per decenni. Difficile pensare che in tutto questo tempo non si potesse intercettare qualche finanziamento per il recupero. Ed ora un candidato sindaco, che pure per preparazione professionale dovrebbe essere ben informato e sensibile, reclama il voto garantendo l’abbattimento, nonostante la legge ed il valore sancito dal Decreto. Aggiungiamo poi che il sito, duna antistante compresa, è dichiarato di interesse ambientale europeo, facendo parte della Rete Natura 2000 – Zona Speciale di Conservazione “Pineta di Cervia”, e quindi sottoposto alle Direttive europee di conservazione degli habitat e della fauna.
Un complesso di altissimo valore pubblico e di proprietà pubblica, che si appresta ad essere raso al suolo mediante la cancellazione di ogni disposizione di legge, al fine di consentire una nuova ed imponente edificazione in riva al mare? “Mantenendone il valore storico testimoniale”, dice il programma del candidato: le acrobazie linguistiche si sprecano, confidando che i cittadini, ormai disabituati ai temi del patrimonio culturale ed esasperati dal degrado, non siano in grado di orientarsi e vedano solo ruderi e sterpaglie anziché potenziali recuperi rispettosi dell’immenso valore collettivo costituito dalle colonie marine di cui la nostra Regione fu tra le più ricche e all’avanguardia d’Europa.
Preoccupa la Soprintendenza, che con tanta debolezza ha recentemente affrontato il tema delle torri Hamon e dei capanni balneari a Ravenna: c’è davvero il rischio che il vincolo di tutela venga, non si sa come, cancellato? Fatto che costituirebbe un gravissimo precedente ed un segnale molto preoccupante per la nostra Regione e per l’Italia, dove, nella foga di rincorrere il consumismo a basso costo più becero e sfrenato e in barba alla Costituzione e alle Leggi, la politica e gli Enti pubblici si apprestano a fare carne da macello di storia, tradizioni, memoria, arte, patrimonio architettonico e storico-culturale, ovvero dell’ossatura e dell’identità, nonché del valore economico irripetibile, che caratterizzano il “Bel Paese”. Senza contare le devastazioni paesaggistiche ed ambientali quotidianamente sotto gli occhi di tutti.”
Italia Nostra sezione di Ravenna