Non poca, nel porto di Ravenna, è la confusione generata dal numero imprecisato di draghe di varia provenienza, in azione o ferme per ragioni non note, destinate da una parte alla mitica escavazione dei fondali, ferma da ben oltre un decennio, volta a raggiungerne la profondità di 12,5 metri o addirittura (con prospettiva illusoria anziché illuminata) a 14,5; dall’altra, a ripristinare con insuccesso la storica profondità di 10,5 metri, ridotta a 10,20 dalla Capitaneria di Porto per ragioni di sicurezza già dal 2019, o infine, a svolgere almeno manutenzioni o spianamento dei livelli esistenti. Qualcuno ha contato sette draghe in giro o ferme in qualche angolo del porto. Dovremo chiedere chiarezza. Ma intanto premono contingenze urgenti.
I FATTI
L’altro ieri è pervenuta a Lista per Ravenna copia di una denuncia firmata, nome e cognome, da un “Lavoratore Cantiere”, inviata a tutte le autorità locali rispettivamente competenti e ai sindacati CGIL, CISL, UIL e UGL, per segnalare alcune mancanze della sicurezza sul lavoro che avvengono in un cantiere portuale. In sostanza quanto segue.
Un mezzo navale utilizzato per dragare i fanghi di taluni fondali del porto canale di Ravenna, avrebbe “un’avaria al motore riparabile solo a secco in un cantiere navale”. Sarebbero state tentate “due riparazioni con esito negativo”, ma ciononostante, la draga opererebbe senza sicurezza “di notte, e in caso di vento non riesce a manovrare”. La necessità viene attribuita al ritardo delle operazioni rispetto ai tempi previsti. Problemi di sicurezza del lavoro notturno sarebbero inoltre prodotti dall’inesistenza dei mezzi navali in appoggio alla draga. Specie di notte il personale opererebbe per 12-13 ore al giorno. La parte terrestre dell’area di cantiere verserebbe peraltro in assenza di illuminazione. Abbiamo poi ricevuto informalmente la notizia che la denuncia ha già prodotto la visita della Capitaneria di porto a bordo delle draghe, più d’una sembra.
Ci sono poi pervenuti due video con immagini di due diverse draghe di ignota proprietà e utilizzazione.
Il primo video ne mostra una in navigazione nel porto canale che avrebbe (ci è stato scritto) il sistema di identificazione spento (A.I:S.). Nel secondo ne mostra un’altra in azione nell’avamporto, che riversa i fanghi estratti dai fondali a neanche 50 metri dalla diga nord, a Porto Corsini, dove prima c’erano sette metri di acqua ed ora (si dice sul posto) ne sono rimasti appena tre o quattro.
IL SINDACO
Tanto basta per chiedere al sindaco se crede, tramite il servizio Tutela dell’Ambiente del Comune di Ravenna, l’Autorità Portuale di Ravenna (del cui ristretto Comitato di Gestione fa parte un rappresentante del Comune di Ravenna) e l’AUSL Romagna (di cui egli stesso è presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria, organo di indirizzo politico-amministrativo) e/o rivolgendosi anche alla Capitaneria di Porto, di chiedere e fornire al Consiglio comunale, in rappresentanza elettorale della cittadinanza, spiegazioni dettagliate e circostanziate al fine di:
- indagare se quanto esposto nella denuncia di cui sopra corrisponde a verità e come gli enti ed organismi pubblici rispettivamente competenti intendano eventualmente agire;
- ugualmente per la draga in navigazione di cui ci è stato osservato come il sistema di identificazione fosse spento
- e per la draga da cui si mostra lo sversamento di materiale torbido nell’avamporto di Ravenna.