Il video con gli insulti rivolti ai carabinieri mentre arrestavano un 19enne a Milano Marittima ha fato il giro del web. Mentre il ragazzo ha tentato in tutti i modi di resistere all’arresto, sferrando calci e pugni, e costringendo gli agenti alle cure mediche, gli amici hanno iniziato a insultare le forze dell’ordine, riprendendo la scena con i telefonini,  postando il video sui social network, prendendo poi a calci la volante.

“Un intervento finalizzato alla verifica dell’eventuale possesso di sostanza stupefacente, intuizione che poi ha permesso di verificarne l’effettiva detenzione da parte del giovane” commenta il Sindacato Italiano Militari Carabinieri
“Assolutamente corretto è stato l’agire dei colleghi intervenuti, non altrettanto quello del ragazzo in questione, successivamente tratto in stato di arresto il quale, oltre al possesso di sostanze stupefacenti, dovrà rendere conto in Tribunale dei reati di resistenza e lesioni a Pubblico ufficiale. Così come non altrettanto corretto il comportamento dei giovani presenti sul posto i quali, nell’occasione, oltre a difendere l’amico ed a prendere a calci la gazzella dei Carabinieri, hanno iniziato a contestare animatamente l’agire dei militari e a filmare la scena scatenando un tam tam mediatico al sono fine di “screditare” il regolare operato dei colleghi, rei secondo loro di avere commesso chissà quale abuso. Ordinaria amministrazione per i militari intervenuti verrebbe da dire, ma ciò non è così. Ordinario appare oramai essere diventato l’ennesimo episodio nel quale il lavoro quotidiano delle forze pubbliche debba essere valutato da chi non è preposto a farlo, da chi sfruttando i social media descrive una faziosa e distorta interpretazione dei fatti finalizzata, di fatto, oltre che a delegittimare il lavoro di chi è tenuto a garantire l’ordine costituito, a creare un clima di disordine a scapito di quella parte di società sana che negli ultimi tempi sembra quasi essersi assopita, fiaccata dalla maleducazione e dal malsano protagonismo di pochi. Quanto accaduto, ci da modo di osservare, ancora una volta, quanto oramai il semplice ma distorto utilizzo dei social media permette di creare episodi di sciacallaggio mediatico nei confronti di chi, quotidianamente, si spende per assicurare l’osservanza delle regole necessarie a garantire, a noi tutti, quel clima democratico tante volte citato a parole, ma spesso osteggiato nei fatti.
Il sindacato, oltre ad auspicare la pronta guarigione dei colleghi operanti, ritiene oramai opportuno un cambio di rotta in tal senso; tutta la società civile deve iniziare ad interrogarsi su questo fenomeno oramai dilagante, che vede il nostro agire contestato a priori, laddove l’effettiva correttezza delle procedure attuate non può essere sostituita dal continuo e pretestuoso tentativo di delegittimare l’operato di chi, si ricorda, rappresenta lo Stato”.