Innovazione e formazione: sono i pilastri su cui fondare i programmi di sviluppo delle filiere e dei territori. Sul tema si sono confrontati gli Assessori regionali Vincenzo Colla e Paola Salomoni, il Rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini, Davide Stefanelli di Vem Sistemi Spa e il Presidente di Romagna Tech Enrico Sangiorgi, nell’incontro introdotto dal sindaco di Faenza Massimo Isola al termine dell’assemblea dei soci di Romagna Tech, il 7 luglio nella splendida cornice di Villa Abbondanzi Resort a Faenza.
New Deal sul sapere e sulle competenze – Moderato dal giornalista e conduttore televisivo Maurizio Marchesi, il dibattito ha messo in luce punti di forza e fragilità del sistema Emilia-Romagna: “Le stime di sviluppo – ha esordito Vincenzo Colla, Assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione della Regione Emilia-Romagna – ci danno ad un +5%. Prospettive positive per un territorio che è un po’ l’emblema della coesione, forte di una manifattura innovativa che dobbiamo però saper governare investendo nella tecnologia, che deve essere una leva di sviluppo e crescita per tutti. Questa tecnologia ha bisogno di cultura tecnica e scientifica, e noi non possiamo permetterci di perdere un ragazzo nell’era digitale. Faremo un grande New Deal sul sapere e sulle competenze”.
La cultura scientifica per le donne – “Dobbiamo investire sulla formazione, e dobbiamo farlo subito”, gli ha fatto eco Paola Salomoni, Assessore alla scuola, università, ricerca, agenda digitale della Regione Emilia-Romagna. “L’assenza di competenze tecnologiche rappresenta il maggiore limite del nostro sistema. E in Emilia-Romagna abbiamo molti mezzi e persone giuste per formare al meglio le nuove generazioni. Soprattutto le ragazze: dobbiamo fare uno sforzo per avvicinarle alla cultura tecnica, all’informatica, alla robotica, all’elettronica, discipline creative e divertenti da sviluppare al meglio già nella scuola dell’obbligo”.
Le donne hanno studi più regolari, una media più alta. Poi nel mondo del lavoro guadagnano meno: è il dato poco confortante portato da Francesco Ubertini, Rettore dell’Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna. Assieme ad un’altra considerazione: “In Italia – ha sottolineato il Rettore – i giovani laureati sono attorno al 30%, mentre la media europea è del 40% e quella di alcuni Paesi asiatici del 60%. Non possiamo permetterci di lasciare indietro sette giovani su dieci: aumentare l’offerta di percorsi di laurea professionalizzanti è fondamentale per far crescere il numero di laureati in Italia, in particolare nel comparto tecnico, aiutando le ragazze a scegliere questi nuovi percorsi di studio ricchi di opportunità e soddisfazioni professionali”.
Lauree professionalizzanti per il territorio – Se i giovani non si formano cogliendo le opportunità messe sul piatto oggi dall’innovazione rimarranno fuori dal mercato del lavoro. “Per questo – risponde Ubertini – abbiamo avviato nuovi percorsi formativi, nati dalla collaborazione tra università, Confindustria, imprese, per colmare questo gap. Le lauree triennali ad orientamento professionale sono fortemente incentrate sulla formazione tecnica, pensate per formare personale qualificato e specializzato nei diversi settori dell’ecosistema produttivo, garantendo così il continuo sviluppo del sistema Paese”.
A questo scopo è nata la Fondazione per la Formazione Universitaria a orientamento professionale (FUP), un partenariato pubblico-privato che connette mondo universitario e reti industriali del territorio emiliano-romagnolo per la progettazione, la promozione e la gestione delle nuove lauree ad orientamento professionale.
Fare rete, al di là dei campanili – Un’accelerazione verso il futuro sostenuta da un percorso comune, condiviso da istituzioni, università, imprese. “Un cambio di passo importante”, ha sottolineato nel suo intervento Davide Stefanelli, vicepresidente di Vem Sistemi Spa. “La domanda di digitalizzazione per le aziende emiliano romagnole è alta, non sempre soddisfatta perché ancora mancano le risorse umane necessarie. L’avvio di lauree professionalizzanti è un passo fondamentale in questa direzione; l’elemento umano ha oggi un peso maggiore rispetto al passato. Le competenze sono fondamentali e la tecnica non è un lavoro solo per uomini né di serie B, come è sempre stata considerata in Italia. In più, non possiamo permetterci di lavorare ciascuno sotto il proprio campanile, i territori devono integrarsi tra loro, attirando eccellenze e creando reti. E realtà come Romagna Tech aiutano a creare progetti condivisi”.
Romagna Tech ponte verso l’innovazione – Di rapporto tra innovazione e imprese ha parlato quindi Enrico Sangiorgi, riconfermato dai soci alla presidenza di Romagna Tech. “Le imprese del territorio sanno bene che il processo verso l’innovazione è ineluttabile. Il tasso di vivacità imprenditoriale dell’Emilia-Romagna è altissimo, ma le dimensioni delle imprese sono medio-piccole. Romagna Tech costituisce un ponte importante per avvicinare la platea delle Pmi verso una mentalità aperta all’innovazione, aiutandole concretamente nella crescita”.
Sanità, agroalimentare, automotive – Che l’innovazione sia la chiave di volta per il futuro post-pandemia appare chiaro a tutti, così come la necessità di impiegare al meglio i fondi in arrivo per uno sviluppo concreto e duraturo di ogni territorio.
“L’Alma Mater – anticipa Ubertini – sta sviluppando progetti in collaborazione con l’Asl Romagna che aprono a grandi opportunità di sviluppo per i prossimi 15 anni. Un grande laboratorio d’innovazione non solo in ambito medico, ma anche per la digitalizzazione, il passaggio della cura dagli ospedali al territorio, il benessere legato alla prevenzione e tanto altro”.
“La Romagna – gli fa eco l’assessore Colla – è anche una eccezionale piattaforma per l’agroindustria, un grande patrimonio per l’intero Paese che crea tanto lavoro. Una filiera che va stimolata a fare rete e sistema, attraendo nuovi talenti, dai manager alle lauree professionalizzanti”.
E poi l’automotive, fiore all’occhiello emiliano romagnolo: “Nei prossimi 10 anni – afferma Sangiorgi – l’oggetto automobile sarà completamente rivoluzionato. Se vogliamo mantenere l’eccellenza in questo distretto dobbiamo conservare le eccellenze in tutte le parti che caratterizzano la catena del valore dell’automobile. Serve quindi integrazione tra università, centro ricerca e territori, attirando eccellenze e creando reti. L’esperienza di questi anni ci dice che dobbiamo costruire territori fortemente interconnessi, per far fruttare al meglio gli investimenti”.
Se studi vai a lavorare! – “Se non studi vai a lavorare!”, si diceva un tempo agli studenti più svogliati. “Ai miei figli – conclude Ubertini – dico oggi ‘Se studi, vai a lavorare’… Certo servono percorsi nuovi, molto più orientati al fare e che accompagnino i ragazzi verso il mondo del lavoro, non più lineare come un tempo.
“Per fare questo – afferma Colla – serve un investimento sulle politiche attive. La scuola è forte quando è in rete con la comunità, altrimenti diventa autoreferenziale. Deve essere collegata con il suo mondo del lavoro, vera forza del nostro territorio”.
“La professionalità che ciascuno ha da spendere – conclude Sangiorgi – cambierà la sua vita”. I giovani ancora non sentono appieno questo messaggio e il mondo italiano della formazione non è ancora pienamente in linea con questa visione. Lavoriamo sull’orientamento scolastico e professionale, per valorizzare al massimo le capacità e le competenze di ogni ragazza e ragazzo, nessuno escluso, fondamentali per lo sviluppo del territorio, oggi più che mai legato all’innovazione”.