I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione suscitano comunemente un grande interesse: si tratta di disturbi diversi, ma in entrambi le persone vivono con profonda sofferenza psicologica per eccessiva valutazione del peso e della “forma” del proprio corpo. Spesso il rapporto che la persona instaura con il cibo rappresenta la manifestazione di un vuoto, della solitudine che la circonda e che si esprime con la privazione del cibo o con un suo abuso portato all’estremo.
A Ravenna, a partire già dal 1998, è stata portata avanti una esperienza centrata sulla multidisciplinarietà clinica. Esperienza fruttuosa, tanto che è stato definito un team multiprofessionale dedicato a questo percorso, sia per minori che per adulti, in ogni ambito territoriale dell’Ausl Romagna, con personale proveniente da Dipartimenti Territoriali e Ospedalieri, e in particolare medico-psichiatra, psicologo-psicoterapeuta, medico-nutrizionista, dietista.
Si è poi valutato di individuare una sede unica per il team multidiscplinare, in modo da creare un unico luogo di riferimento, per councelling e prestazioni, per i pazienti. A questo scopo l’Azienda ha provveduto ad ottimizzare e ripristinare i locali situati al primo piano della “Scala azzurra” dell’Ospedale, creando studi, ambulatori e sala d’attesa confortevole (i lavori sono stati seguiti dall’unità operativa “Attività tecniche” dell’Ausl), che si inaugurano oggi.
Si è inoltre puntato (come consuetudine all’Ospedale di Ravenna, e in particolare su questo percorso clinico così delicato e particolare), all’umanizzazione degli spazi dedicati alla presa in carico. Sono state dunque collocate piccole plance con poesie, al fine di “alleggerire l’animo” dei pazienti, donate nell’ambito del progetto “Rianimazione letteraria di poesia intensiva”, che già contraddistingue il percorso di umanizzazione in particolare con gli eventi condotti da Livia Santini.
In questo attento contesto si inserisce la mostra fotografica “La spesa – Non siamo quello che mangiamo” grazie alla generosità della fotocronista Oriente Marzotto Plazzi: una rassegna di fotografie, fedeli e di impatto, arricchite da didascalie della stessa autrice, proprio sul rapporto tra disturbi alimentari e cibo, e mirate a sensibilizzare su questi aspetti talvolta sottovalutati. Raffinate immagini in cui il corpo è in stretta relazione al cibo, per una mostra che non avrebbe potuto trovare migliore collocazione, che in questi luoghi vocati all’ascolto e alla cura. L’arte, infatti, svolge anche una funzione terapeutica: ricavare qualcosa dall’arte significa esplorare noi stessi, essere pronti a guardarci dentro in risposta a quanto vediamo. E le foto di Plazzi si prestano perfettamente a declinare questo approccio secondo i canoni dell’autocomprensione, della ricerca di una propria dimensione e del desiderio d’amore, aspetti che a loro volta sono interrelati al rapporto con corpo e col cibo. La mostra resterà in ospedale fino al 3 aprile, visibile tutti i giorni dalle ore 8:30 alle ore 17:30.