Una nuova mostra di manifesti artistici dedicata al Ravenna Festival con le opere di Nicola Montalbini, omaggio alle “Citta invisibili” di Calvino, è visibile fino a fine luglio, a cielo aperto, in via Zirardini.

Al pari di quelle calviniane, le città di Montalbini reclamano il diritto di essere non reali ma vere per autorità indiscutibile della formula magica dell’infanzia: facciamo-finta-che. Un gioco serissimo che l’artista gioca tra archeologia, mito, narrativa e dolenti pagine di storia, là dove il reperto convive con il miraggio e la grottesca.

Montalbini trae la logica conclusione del processo innescato da Calvino: se questi descrive le città in funzione dell’uomo – tessuto di memorie, esperienze e relazioni – l’artista ce le mostra quando sono diventate a loro volta entità organiche, creature a pieno titolo. Queste chimere di zampe e finestre, fauci e torri nascono, come spesso accade nei lavori di Montalbini, dalla stratificazione di stili, citazioni, storie, divagazioni, riferimenti accumulati con la meticolosità e ossessività del collezionista e la sublime indifferenza dei bambini per l’etichetta e le etichette.

Colorate e accattivanti come giocattoli (o mine antiuomo?), queste città sono una micidiale combinazione di ingenuità e ingegno. Ci piace immaginare che se il Dottor Frankenstein fosse stato un giocattolaio o un architetto, questo sarebbe stato il risultato (e per chi non può rinunciare alla morale della storia: attenzione alle nostre città-creature in rivolta contro i propri creatori).

Il progetto realizzato dal Comune di Ravenna è stato possibile grazie alla preziosa collaborazione con la Fondazione Ravenna Manifestazioni.