La prossima Serata con artista di CARP è dedicata alla personale di Paolo Capponcelli “I TACCUINI DELLA DARSENA”, a cura di Luca Maggio, che si è inaugurata lo scorso 3 luglio presso lo spazio espositivo Pallavicini22 Art Gallery in Viale Giorgio Pallavicini 22 a Ravenna e che rimarrà allestita fino a giovedì 11 luglio. La mostra sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle 19 alle 22. Ingresso libero.
Lunedì 8 luglio alle ore 20.30 presso la sala convegni dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale in Via Antico Squero, 31 a Ravenna è programmata una conversazione fra Luca Maggio e Paolo Capponcelli su “I TACCUINI DELLA DARSENA” che l’artista ha realizzato nel corso degli ultimi 40 anni. Artista e curatore saranno presenti fin dalle ore 20 nell’area antistante per godere delle luci e dei colori del tramonto sulla darsena di città.
L’evento, promosso e organizzato da CARP Associazione di Promozione Sociale in collaborazione con lo Spazio Espositivo PALLAVICINI 22 Art Gallery, con l’Archivio Collezione Ghigi-Pagnani e con Felsina Factory, si avvale del patrocinio del Comune di Ravenna Assessorato alla Cultura, dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale e del sostegno di SAGEM SRL.
La Mostra
Lo spazio espositivo Pallavicini 22 accoglie la prima mostra dedicata ai taccuini di Paolo Capponcelli dopo la prima presentazione del volume “Mille disegni dal vero. Architetture Luoghi Personaggi. Carnets 1980/2023, Forlì 2024” presso il Museo Civico Archeologico di Bologna lo scorso 16 maggio.
Capponcelli ha una passione antica per Ravenna, frequentata sin da giovane e da lui detta “città fuoriserie dell’Emilia-Romagna avendo monumenti originali, unici al mondo per importanza storico artistica”. Ma è la Darsena ravennate il cuore pulsante del suo ritrovarsi, il dichiarato suo “vero amore”. Prendere la bicicletta e raggiungere ogni volta che gli è possibile questo quartiere della città rappresenta per lui una pratica di libertà “perché”, dice, “pur avendo dei legami di conoscenza, non ho altro interesse se non quello di scoprirne i luoghi”.
Le “mezze ore” sue, volte a delineare gli edifici che ne costituiscono il paesaggio antropico-naturale, come il palazzo condominiale a mosaico di Cino Zucchi, o quello dell’Autorità Portuale, o i pub e i locali che nel tempo hanno aperto riconvertendo vecchi magazzini dismessi, o altri colmi di fascinazione proprio perché in stato di abbandono, come il cosiddetto Sigarone insieme a ulteriori lacerti industriali, o gli oggetti mobili come la nave Lady Aziza e il Moro di Venezia, gli hanno suggerito, partendo da disegni di circa 15×20 cm, gli ingrandimenti su plexiglas (circa 50×80 cm) di questa esposizione, con stampe ora più lucide per restituire la liquidità marina e cromatica degli originali, ora più opache per i bianchi e neri delle piattaforme e dei pozzi di estrazione di idrocarburi.
Per Capponcelli “il disegno è libero da regole” e “disegnare dal vero” è “atto (…) indispensabile”. Lo emoziona, senza pudore nel dichiararlo. Non parte con atteggiamento analitico, non registra solo al fine di mere progettazioni future. E non avverte questo come difetto, essendo in buona compagnia: esempio, Louis Kahn, di cui cita in un suo testo “i bei disegni pittorici (…) a Corinto” quali “pitture di emozione”. Questo non esclude che, a posteriori, alcuni frammenti raccolti si siano tradotti secondo i moti carsici e bizzarri della memoria in realizzazioni attuate come PANSTUDIO, dalla sala interrata della Pinacoteca di Bologna in cui viene reinterpretato il soffitto dell’auditorium del Louvre dell’architetto Pei, alle rampe pavimentali di Piazza Nettuno che custodiscono le reminiscenze “di situazioni analoghe ad Arezzo e a Pistoia dove i piani inclinati incontrano le gradinate ritagliandole geometricamente.”