Saldo e tasso trimestrali negativi, seppur tra i valori più contenuti degli ultimi dieci anni, per le imprese ravennati tra gennaio e marzo del 2023. Il primo trimestre dell’anno ha evidenziato, rispetto allo stesso periodo del 2022, un calo sia delle chiusure volontarie (788 unità, -3,4%), sia delle iscrizioni (676 unità, -6,6%) al Registro delle Imprese della Camera di commercio.
Questo in sintesi lo scenario che emerge dai dati Movimprese elaborati dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara e Ravenna sulla base del Registro delle Imprese relative all’andamento del I trimestre del 2023, a conclusione del quale il tessuto imprenditoriale si è ridotto di -112 unità (pari a una variazione del -0,29% dello stock di imprese, a fronte del -0,19% dell’Emilia Romagna e del -0,12% dell’Italia). Una flessione, che resta tra le più contenute del recente passato e che caratterizza tradizionalmente i trimestri di inizio d’anno a causa del concentrarsi delle cancellazioni sul finire dell’anno precedente e l’inizio del nuovo. A fine marzo 2023, lo stock complessivo delle imprese registrate in provincia di Ravenna si attesta sulle 38.333 unità, tra cui spicca il settore delle Costruzioni, che ha registrato 123 nuove iscrizioni.
“La maggior parte delle imprese delle provincie di Ferrara e Ravenna – ha commentato il presidente della Camera di commercio, Giorgio Guberti – non ha smesso di credere nel futuro e di portare avanti piani di investimento, seppur in uno scenario funestato dall’incertezza internazionale, da un conflitto bellico tutt’ora in corso e da costi dell’energia ancora lontani da livelli che si possano ritenere anche solo accettabili. Sono molte le transizioni in atto che stanno mettendo alla prova le imprese: da quella digitale, a quella ecologica fino a quella energetica. Gli imprenditori stanno facendo la loro parte senza tirarsi indietro nella partita della competitività. In questo scenario – ha concluso Guberti – le imprese hanno bisogno di essere accompagnate da una politica che sia di sostegno agli investimenti. Non parliamo di assistenza, ma di allocare le risorse in quei driver di sviluppo in grado di fare da moltiplicatore di valore, occupazione e benessere sociale”.
Tra le forme giuridiche, il segmento più dinamico del tessuto imprenditoriale provinciale continua a essere quello delle società di capitali, che aumenta nel trimestre di 19 unità (che è il saldo netto tra iscrizioni e cancellazioni, pari ad un tasso di crescita del +0,21%). Una vitalità che solo in parte riesce a controbilanciare il saldo negativo delle imprese individuali, che, nel periodo, diminuiscono di 71 unità (pari allo 0,34% in meno), delle società di persone (-54, pari a un tasso trimestrale del -0,69%) e delle “altre forme”, che fanno registrare 6 unità in meno (pari a -0,59%). In contro-tendenza al contesto generale, alcuni settori vedono aumentare in modo apprezzabile la propria base imprenditoriale. Tra questi si segnalano le costruzioni (+21 imprese), ancora sotto l’onda “lunga” degli incentivi all’edilizia, le attività immobiliari (+19), le attività professionali, scientifiche e tecniche (+7) e le altre attività di servizi (+5). Sul fronte opposto, ad arretrare maggiormente sono i settori dell’agricoltura (-119 unità) e del commercio (-48 imprese), a cui fanno seguito le attività manifatturiere (-25), i servizi di alloggio e ristorazione (-23) e trasporto e magazzinaggio (-18).
Anche per il settore artigiano si registra un tasso trimestrale negativo, pari a -0,26% (era stato +0,14% nel primo trimestre del 2022, grazie alla spinta del settore dell’edilizia). Nell’analisi per tipologia, nel primo trimestre dell’anno, si riscontrano tassi di crescita per le imprese giovanili (+4,67%, corrispondente ad un saldo netto tra iscrizioni e cessazioni volontarie pari a +116 unità per le imprese capitanate da “under 35”) e per le imprese straniere (+1,44% e saldo pari a +74 unità); in calo invece le imprese femminili con 20 attività in meno e tasso trimestrale negativo pari a -0,25%.