Vibrare di posate, tintinnio di bicchieri, lo scoppiettio della brace, il gorgoglio dell’acqua versata, il declamar di ricette: rumori di fondo, rumori di cibo. Food, appunto. È lo stuzzicante sottofondo, in senso letterale quanto concettuale, dello spettacolo che vede di nuovo complici sulla scena Paolo Fresu, oggi forse il jazzista italiano più celebre al mondo, e il cubano Omar Sosa, pianista tra i più poetici e imprevedibili. Giovedì 4 luglio, alle 21.30 all’Arena dello Stadio dei Pini, Food conclude la quinta edizione de Il Trebbo in musica di Ravenna Festival a Cervia-Milano Marittima con una celebrazione della convivialità – in musica e a tavola – in perfetta sintonia con una rassegna che nel nome, trebbo, custodisce una lunga tradizione di confronto, scambio, dialogo. Perché in fondo ciò che mangiamo è anche sinonimo di ambiente, società, etica, equità; e la cucina è un po’ come la musica, frutto di contaminazione, meticciato e condivisione. L’appuntamento è possibile grazie al sostegno di CNA Ravenna, in collaborazione con Arco Lavori. L’intera rassegna è stata organizzata da Ravenna Festival in collaborazione con il Comune di Cervia e il contributo della Cooperativa Bagnini.
Dopo Alma del 2012 ed Eros, uscito quattro anni più tardi, Paolo Fresu e Omar Sosa hanno firmato a quattro mani un concept-album dedicato al tema del cibo, Food appunto, diventato poi uno spettacolo. “L’ispirazione è scaturita da tutti i suoni che formano la base ritmica dei brani – racconta Omar Sosa – suoni registrati lungo più di un anno in cantine e ristoranti del mondo, dove abbiamo sicuramente scoperto suoni, piatti, persone, storie, costumi, tradizioni e la complessità di un mondo che, pur nelle diversità, tocca e coinvolge ogni persona di questo pianeta: appunto, il cibo! (…) Quando improvvisi in musica dici o fai ciò che senti, di solito basandoti su un tema o un’idea iniziale, e credo che con la cucina succeda lo stesso, se si vuole: se improvvisi utilizzando gli ingredienti di cui disponi possono succedere cose molto interessanti. Del resto sono tanti i piatti che noi riteniamo dei classici ma sono nati dall’improvvisazione: per esempio la paella, la torreja , el ajiaco, il gazpacho, il salmorejo… tutto inizia quando si fondono ingredienti diversi alla ricerca di un sapore: lo stesso succede con la musica”.
“Come artisti abbiamo il privilegio di viaggiare molto e di vedere il mondo: il miglior modo per conoscerlo è sedersi a tavola e con curiosità assaggiare la cultura altrui – spiega Paolo Fresu – Noi siamo appassionati di cucina e di vino e spesso parliamo di questo. E quando abbiamo sentito il bisogno di entrare in studio per tornare a lavorare insieme e ci siamo chiesti quale potesse essere il tema, ci trovavamo a tavola. È stato immediato e inevitabile pensare al cibo! (…) Il nostro concerto non vuole essere solo un momento di divertimento e gioia ma deve anche far riflettere sul nostro tempo. E quello del cibo è oggi un tema cruciale che attraversa le nostre comunità; è proprio il caso di sottolinearlo, dato che le migrazioni del nostro Mediterraneo sono spesso legate ai temi dell’equità. Insomma, ci sono luoghi dove il cibo si spreca e altri dove non si ha da mangiare; ci sono luoghi dove l’acqua si butta e altri dove non ce n’è per coltivare. Il cibo è lo specchio di come siamo, e di quanto dobbiamo ancora migliorarci.”