Si chiama Sanifi-Cov ed è l’innovativo sistema di sanificazione degli ambienti di lavoro ideato dal gruppo di ricerca del Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale Fonti Rinnovabili, Ambiente, Mare ed Energia CIRI FRAME, diretto dal prof. Andrea Contin, nell’ambito del Tecnopolo di Ravenna.
Il progetto ha partecipato al bando regionale Por Fers 2014-2010 volto a individuare progetti di ricerca e innovazione per lo sviluppo di soluzioni finalizzate al contrasto dell’epidemia da Covi-19 ed è stato selezionato tra quelli di cui verrà finanziata la sperimentazione.
Si tratta di una nuova soluzione tecnologica che può essere attivata negli ambienti chiusi. Il sistema combina il riscaldamento dell’aria ad alte temperature con l’emissione di ozono e prevede una successiva depurazione dell’aria con un filtro a carboni attivi e un modulo UV-fotocatalitico.
L’idea che ha guidato il team di ricercatori è quella di mettere a punto una modalità di decontaminazione degli ambienti di lavoro che raggiunga tutte le superfici senza danneggiare le attrezzature, intaccare i materiali o provocare danni ambientali e quindi sia in grado di superare alcuni limiti delle attuali modalità di sanificazione.
Attualmente infatti alcuni metodi che prevedono l’impiego di disinfettanti richiedono che tutte le superfici vengano raggiunte e questo non è facilmente realizzabile. Inoltre, in alcuni ambienti sono presenti strumentazioni, componenti elettrici ed elettronici che possono essere rovinati o danneggiati dai disinfettanti e nel caso di alcune attività produttive come le aziende alimentari, l’uso di prodotti chimici può contaminare i prodotti finiti. La persistenza nell’aria dei vapori nocivi rende inoltre necessario arieggiare gli ambienti sia durante che dopo l’uso dei prodotti per la pulizia. Le soluzioni diluite infine, che vengono scaricate dopo l’uso nei sistemi di raccolta delle acque, provocano danni ai sistemi di depurazione delle acque.
Il sistema Sanifi-Cov si può applicare a tutti gli ambienti di lavoro chiusi come scuole, ospedali, ambienti industriali, uffici e mezzi di trasporto pubblico, dove è possibile mantenere l’elevata temperatura necessaria (meno di 50°C) per un tempo di due ore ed emettere ozono in aria quando i locali non sono occupati.
“Il mio gruppo di ricerca – spiega il prof. Contin – si occupa da circa quindici anni della riduzione degli impatti ambientali delle attività antropiche. Recentemente ci siamo impegnati nello studio dei depuratori di acque reflue urbane e industriali e ci siamo resi conto delle difficoltà che sorgono a seguito dell’immissione nei depuratori dei residui delle sostanze utilizzate nelle disinfezioni dal coronavirus. Questo ci ha condotti a sviluppare una soluzione a basso impatto ambientale in quanto non produce rifiuti, non impiega sostanze chimiche pericolose e neutralizza l’ozono utilizzato”.
Al progetto partecipano due aziende, RES Società Cooperativa con sede a Ravenna e ION Science Italia S.r.l. con sede a Anzola dell’Emilia (BO).