Un’ora trascorsa da de Pascale insieme ai nuovi gestori del Circolo Osteria (che in due mesi ha raggiunto già i 1.200 soci) – Angela Ceccarelli e Mauro Zanarini con una storia ventennale in Slow Food, Mario Borioni che cura il salotto musicale e i cuochi Cristiano Amato e Rovena Mehmeti – ai componenti la Condotta di Slow Food con la neo eletta fiduciaria Barbara Monti. L’incontro è stata l’occasione, grazie al racconto di Alessandro Luparini, direttore della Fondazione Casa di A. Oriani, per tutti i presenti per conoscere la storia del Circolo Socialista Aurora.
“Conseguente alla marcia su Ravenna del 12-13 settembre 1921 iniziò la devastazione dei circoli sovversivi – ha precisata Luparini – fra i quali quello socialista “Aurora”, con l’attiguo ritrovo del Partito comunista d’Italia (costituitosi subito dopo la scissione di Livorno) che subirono i danni maggiori. Chissà se quegli squadristi erano a conoscenza del fatto che otto anni prima il loro futuro duce, Benito Mussolini, all’epoca irruente direttore dell’organo nazionale del Psi, l’“Avanti!”, nonché esponente di spicco, il più celebre e amato dalla base, dell’ala barricadiera del partito, era stato applauditissimo ospite dell’“Aurora”, ricevendo in dono dal segretario del circolo, Attilio Bezzi, che di mestiere faceva il calzolaio, un bel paio di scarpe nuove fiammanti, in sostituzione delle sue vecchie calzature sfondate”.
I fascisti non colpivano a caso e il Circolo “Aurora” era un simbolo che da quasi vent’anni rappresentava il socialismo ravennate.
Il Circolo “Aurora” nasce dalla confluenza di tre circoli socialisti preesistenti (uno, che si chiamava anch’esso “Aurora”, il “Carlo Marx” e il “Risveglio”). Viene inaugurato il 1° maggio del 1904, festa dei lavoratori, data simbolo per antonomasia del movimento operaio. Con la partecipazione, fra gli altri dalla sindacalista imolese Argentina Altobelli, cofondatrice della Federazione Nazionale Lavoratori della Terra (la Federterra, di cui l’anno successivo avrebbe assunta la segreteria nazionale), e del direttore dell’“Avanti!” Enrico Ferri.
Ma la storia del Circolo Aurora sta dentro una storia ben più ampia, che inizia compiutamente circa un decennio dopo l’Unità d’Italia.
Stando ai dati di polizia, già all’aprile del 1876 risultavano esistenti in provincia di Ravenna 6 associazioni internazionaliste, per un totale di 360 soci, divenute 11, con 989 soci, sei anni più tardi, nell’aprile del 1882. Il che faceva di quella ravennate la seconda provincia d’Italia per presenza internazionalista, dietro quella di Forlì.
“Negli anni precedenti lo scoppio della Grande Guerra – ha proseguito il direttore dell’Oriani – la presenza sovversiva nel ravennate si sarebbe andata ulteriormente rafforzando. Secondo una stima governativa del giugno 1914 operavano in provincia 396 associazioni rubricate come sovversive. Se si eccettuano le 15 classificate come clericali e al netto delle possibili generalizzazioni delle classificazioni di polizia (ad esempio nel distinguere, all’interno delle organizzazioni socialiste, tra quelle riformiste e quelle rivoluzionarie; distinzione di non poco conto, soprattutto in una zona, come quella di Ravenna, ove il socialismo riformista godeva di un ampio seguito, potendo contare sul traino delle fortune del movimento cooperativo di Nullo Baldini), se ne contavano: 192 repubblicane (secondo posto dopo Forlì, che ne annoverava 242), 171 socialiste (distinte appunto in riformiste, 102, e rivoluzionarie, 44, più 25 circoli giovanili) e 18 anarchiche (terzo posto dopo Roma e Ancona). Per un totale di 62.955 aderenti. Ora, se teniamo come riferimento il dato del censimento del 10 giugno 1911, per cui la provincia di Ravenna faceva 247.602 abitanti, ciò significa che, con una ragionevole approssimazione dovuta allo scarto di quattro anni, oltre il 25% della popolazione adulta (s’intende, di quella maschile) apparteneva a una qualche associazione sovversiva”.
“Con grave cruccio delle autorità, per non dire della Chiesa, che infatti denunciava il processo di scristianizzazione, ormai irreversibile, in atto tra la popolazione del Ravennate, dove i parroci – almeno a leggere un rapporto del 1907 – ha concluso Luparini – redatto dal visitatore apostolico mons. Rinaldo Camillo Rousset – si trovavano a operare in situazioni non dissimili da quelle delle terre di missione. Una percezione, sia detto per inciso, che non pareva granché cambiata alla fine degli anni Quaranta, se è vero che il parroco di San Rocco poteva scrivere all’arcivescovo Lercaro che: “è certo che nei circoli, tanto comunisti che repubblicani, si inocula nella gioventù l’avversione e l’odio contro la chiesa ed il clero in particolare. I bambini ed i giovinetti abbandonano ogni pratica religiosa ed ogni frequenza alla chiesa se penetrano in quelle bolge”.
“Quella del Circolo Aurora è una storia prestigiosa – ha detto de Pascale – espressione di valori che hanno caratterizzato e che in nuove forme identificano ancora la nostra comunità che conserva la voglia di aggregazione e di generosità nell’operare insieme per gli altri, testimoniata anche dalle tante associazioni di volontariato. Ringrazio gli amici di Slow Food, i nuovi gestori del circolo e Luparini per aver voluto condividere questo pezzo di storia della nostra città”.