Tutto Rossini “doc” nel quarto appuntamento del festival “Rossini Open”, in programma domenica 16 ottobre alle 20.30 al Teatro Rossini di Lugo, sul cui palco giungerà il Quartetto d’archi dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” per eseguire un programma rossiniano particolarmente caro alla Città di Lugo: sullo spartito dei quattro giovani strumentisti (Sofia Cipriani e Valerio Quaranta al violino, Matteo Bodini al violoncello e Leonardo Cafasso al contrabbasso) saranno infatti i numeri 1, 2, 3 e 6 delle Sei Sonate a Quattro di Gioachino Rossini. Cioè le più celebri opere del giovanissimo compositore, allorché visse a Lugo per due anni consecutivi, studiando musica coi Fratelli Giuseppe e Luigi Malerbi esibendosi spesso all’organo della Chiesa del Carmine o al cembalo in buca al teatro settecentesco (che poi fu a lui intitolato).
La vicenda di queste Sonate a Quattro pubblicate solo nel 1954 a cura di Lino Liviabella, è abbastanza nota, ma vale la pena leggere la divertente nota di Rossini sullo spartito autografo, custodito a Washington: “Parti di Violino Primo, Violino Secondo, Violoncello, Contrabbasso, e questi di sei Sonate orrende da me composte alla villeggiatura (presso Ravenna) del mio amico mecenate Agostino Triossi alla età la più infantile non avendo preso neppure una lezione di accompagnamento. Il Tutto composto e copiato in Tre giorni ed eseguite cagnescamente dal Triossi Contrabbasso, Morini (di lui Cugino) Primo Violino, il fratello di questo il Violoncello, ed il secondo violino da me stesso, che ero per dio non il meno cane”.
Rossini minimizza e si prende in giro dipingendo un’infanzia beata e spensierata, passata fra giochi e concertini casalinghi nelle campagne fra Lugo e Ravenna (a Conventello), in compagnia di Triossi, l’amico ventitreenne buontempone e suonatore da strapazzo di contrabbasso e i suoi due cugini. Ma l’analisi e l’ascolto di una musica composta a soli 12 anni lascia ancora di stucco: a cominciare dall’organico obbligato e inusuale che pone il contrabbasso al posto del violoncello e il violoncello al posto della viola, che cambia di molto il colore alla classica forma del quartetto. Facile intravedere in questa capacità di adattamento una naturale predisposizione al teatro, più difficile trovarvi vere e proprie influenze haydniane e mozartiane, nonostante il nomignolo di “tedeschino” affibbiato più avanti a Rossini da Padre Mattei. Ad una più approfondita analisi risulta che si tratta di sei mini “concerti” in tre movimenti all’italiana, piuttosto che di sei ‘quartetti’ alla viennese, come si era sforzato di dimostrare Casella che nel movimento lento della Terza Sonata aveva addirittura ravvisato una citazione testuale di quattro battute del Flauto Magico. Nonostante qualche ingenuità e qualche ‘vuoto’ musicale nel registro centrale dovuto in gran parte alla presenza ingombrante del contrabbasso, nelle Sei Sonate a Quattro si rinvengono pagine di rara bellezza e anticipazioni sorprendenti di stilemi formali tipici dell’opera, come l’aria con l’accompagnamento o lo schema tripartito delle sinfonie. Su tutto aleggia una suprema ironia, un contagioso melodizzare, un’irriverente e divertita propensione al gesto musicale clamoroso.
A eseguire questi giovanili capolavori saranno quattro strumentisti dell’Orchestra Cherubini, fondata da Riccardo Muti nel 2004, che ha sede a Piacenza e Ravenna ed è formata da giovani musicisti provenienti da ogni regione italiana. I gruppi da camera della Cherubini sono nati per volontà dei giovani strumentisti e su invito del maestro Muti, fin dai primissimi anni, per sviluppare e perfezionare l’affiatamento dei singoli grazie all’attività cameristica, che consente di approfondire ulteriormente il rapporto dialettico alla base del lavoro in orchestra. Nel corso degli anni numerosissimi giovani musicisti si sono avvicendati nelle fila della Cherubini creando diversi e multiformi gruppi da camera – dal duo al decimino, nelle diverse formazioni di archi, fiati, arpe e percussioni – capaci di spaziare in tutto il repertorio cameristico. Facendo tesoro della lezione di Muti per cui la musica non è solo atto estetico ma etico, con la rassegna La musica senza barriere i gruppi da camera della Cherubini hanno cominciato a esibirsi anche in luoghi destinati al volontariato, alla cura e al recupero delle persone nel territorio di Ravenna – in RSA, carceri, ospedali… Un itinerario che dal 2019 a oggi si è arricchito con nuove tappe nella regione, finendo per disegnare una ricca mappa di appuntamenti nel segno del dialogo con realtà sociali e culturali italiane, non ultimi luoghi d’arte e storia come il Museo Nazionale di Ravenna e la Fondazione Magnani Rocca.
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