Maria Cecilia Hospital, struttura di Alta Specialità accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale, implementa l’expertise e arricchisce di nuovi specialisti di fama internazionale l’équipe di Emodinamica e Cardiologia Interventistica: a guidare l’Unità Operativa è il Professor Antonio Colombo. Una personalità eclettica, attiva sia in sala operatoria sia in laboratorio con nuovi studi, il prof. Colombo mette a disposizione le proprie conoscenze e le tecniche più innovative per i pazienti di Maria Cecilia Hospital. Insieme a lui il dottor Francesco Giannini e il dottor Antonio Mangieri, entrambi specialisti in Emodinamica e Cardiologia Interventistica Endovascolare.
“All’interno dell’Unità Operativa di Emodinamica e Cardiologia Interventistica di Maria Cecilia Hospital trattiamo tutte le patologie del cuore che interessano le coronarie, le valvole e le strutture cardiache, – spiega il prof. Antonio Colombo, – quindi restringimenti coronarici, occlusioni delle coronarie sia acute che croniche, sostituzione di valvole cardiache e riparazioni dei difetti presenti all’interno del muscolo cardiaco. I pazienti possono contare sulle più moderne tecnologie diagnostiche per il monitoraggio delle patologie del cuore“.
La metodica utilizzata principalmente è la TC coronarica: si tratta di un esame non invasivo, ambulatoriale, molto attendibile. Se questo esame è positivo, si passa alla coronarografia, che si esegue inserendo un catetere nell’arteria del polso, una procedura poco complessa e poco rischiosa.
Maria Cecilia Hospital è da sempre attenta al benessere generale del paziente: vengono utilizzate infatti, laddove possibile, procedure chirurgiche mininvasive, che si effettuano dunque senza tagliare la cute e senza l’apertura del torace, ma attraverso l’inserimento di un catetere, permettendo tempi di recupero per il paziente molto ristretti. “Per le procedure interventistiche utilizziamo soprattutto impianti di stent, riaperture di occlusioni croniche totali delle coronarie, impianti di valvola aortica (TAVI), correzione dell’insufficienza mitralica e dell’insufficienza tricuspidale tramite l’inserimento di una clip“, specifica il prof. Antonio Colombo.
Per quanto riguarda la chiusura del forame ovale pervio (PFO), aggiunge il dott. Antonio Mangieri, “abbiamo avviato da tempo un programma innovativo che si basa sulla tecnologia del Noblestitch, ovvero su un punto di sutura mininvasivo che consente di chiudere il PFO senza ingombro metallico all’interno del cuore. L’intervento, eseguito per via percutanea tramite un accesso venoso all’inguine, è di breve durata, così come brevi sono i tempi di recupero: il 50% dei pazienti può tornare a casa già dal giorno dopo l’intervento“.
L’Unità Operativa di Emodinamica e Cardiologia Interventistica ha inoltre raggiunto recentemente un traguardo positivo, conseguito dal dott. Francesco Giannini: è stato impiantato lo stent Reducer n. 1000 per la cura dell’angina refrattaria. “Si tratta di uno stent per ridurre l’ischemia e i sintomi associati, impiantato con una procedura semplice e rapida che produce un restringimento dentro la vena dove viene inserito per facilitare una migliore redistribuzione del flusso sanguigno. Andiamo a migliorare sia i sintomi che la qualità della vita del paziente”.
Maria Cecilia Hospital è uno dei pochi centri in Italia che sta portando avanti un programma strutturato di interventistica percutanea “ed è nostra intenzione migliorare ulteriormente questo programma, incrementando le possibilità di cura per i pazienti”, commenta il dott. Antonio Mangieri.
“L’Emodinamica è sicuramente una via di cura alternativa e anche di prevenzione delle patologie cardiache. Quando operiamo su un’area ampliamo i nostri controlli, per cui forniamo al paziente una visione del rischio globale. Se vi è urgenza agiamo tempestivamente, se le condizioni sono buone inseriamo il paziente in un programma di prevenzione ad hoc per poter seguire in maniera più personalizzata il paziente. La sfida più grande che la Cardiochirurgia interventistica deve affrontare nel futuro è quella di diffondere la cultura di una chirurgia mininvasiva, altrettanto efficace, rispetto alle metodiche tradizionali, nel trattamento delle patologie del cuore”, conclude il prof. Antonio Colombo.