Cosa pensa la giunta del “congedo mestruale” e sul suo riconoscimento giuridico? Intende coinvolgere l’Ufficio scolastico regionale al fine di estendere la misura del congedo mensile analogamente a quanto deciso dal Liceo Artistico “Nervi-Severini” di Ravenna?
A chiederlo è un’interrogazione del Partito democratico a firma di Roberta Mori (prima firmataria) e Pasquale Gerace che, nel ricostruire l’intero avvenimento, ricordano come “consentire alle ragazze e donne di prendersi cura di sé quando necessario, senza mai dover
scegliere tra la propria salute e il lavoro o l’istruzione, significa applicare i principi costituzionali di equità di genere e parità di accesso nonché il diritto universale alla salute”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dalla giunta “se valuti positivamente l’adozione di una misura strutturale e generalizzata di tutela messa a
disposizione di persone, lavoratrici o studentesse quale è il “congedo mestruale”, tale da metterle nelle condizioni di curare e/o gestire i sintomi della dismenorrea, senza aggravi e inutili ulteriori sofferenze”.
I democratici, inoltre, vogliono sapere dall’esecutivo regionale “se, in considerazione della propria normativa antidiscriminatoria e per la parità di genere e nel limite delle proprie competenze, intenda sostenere il riconoscimento giuridico nazionale di tale misura affinché possa essere adottata da istituzioni, imprese, organizzazioni senza penalizzazioni retributive o di altro tipo per chi ne beneficia, e se, in particolare, intenda da subito coinvolgere l’Ufficio scolastico regionale per valorizzare e incentivare presso gli Istituti scolastici dell’Emilia-Romagna la misura del congedo mestruale mensile sulla falsariga di quanto deciso dal Liceo Artistico “Nervi-Severini” di Ravenna, nonché per
accrescere in ambito scolastico la consapevolezza sul tema attraverso approfondimenti nei percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità, in chiave sia di salute e prevenzione sia di inclusione e parità dei diritti”.