Il MIC di Faenza nonostante sia stato costretto a rimandare alla prossima primavera il Premio Faenza – Concorso Internazionale della Ceramica d’arte contemporanea – sta lavorando dietro le quinte per arricchire di novità il percorso espositivo della collezione permanente.
La sua collezione rappresenta la più grande raccolta al mondo dedicata alla ceramica. Spazia dalle ceramiche antiche delle più importanti civiltà antiche come quelle precolombiane, dell’antico Egitto, dell’antica Grecia o delle culture dell’Estremo Oriente lungo la via della Seta, fino alla magnificenza delle officine italiane rinascimentali, all’arte del Novecento e alle espressioni scultoree più contemporanee.
Una collezione ricca e complessa. Il percorso racconta l’evolversi della tecnica ceramica che ha accompagnato l’uomo fin dai tempi più remoti, ma anche la storia di usi e costumi di oggetti quotidiani come ciotole e vasi che sono cambiati nel tempo e che mutano in relazione alle diverse culture e allo stesso tempo approfondisce la storia delle forme e degli stilli che vanno di pari passo con la storia dell’arte occidentale e orientale, fino ad arrivare ai giorni nostri con un nucleo consistente di capolavori di scultori moderni e contemporanei (come Picasso, Chagall, Matisse, Arman, Fontana, Leoncillo, Baj, Burri, Ontani, Paladino) che dai primi del ‘900 hanno eletto la ceramica come mezzo espressivo.
La prima sezione ad essere implementata è quella rinascimentale. Dal 17 giugno “il Rinascimento faentino si rinnova con un parziale aggiornamento espositivo – spiega la conservatrice Valentina Mazzotti – che conferisce unitarietà alle magnifiche maioliche scultoree di fine XV e inizio XVI secolo, in precedenza ubicate in differenti sezioni del MIC, ma che ora verranno ad acquistare una più chiara leggibilità dal confronto diretto e ravvicinato. Sono certamente tra i materiali più suggestivi di primo Rinascimento per la loro rarità e la forza espressiva del modellato plastico. Frequente è il carattere devozionale di queste prime composizioni scultoree, di incerta attribuzione tra Romagna (forse Faenza) e Marche, dalle articolate composizioni a tutto tondo, in capsa o a marcato bassorilievo, raffiguranti pietà, compianti e natività, caratterizzate da evidenti influssi tardogotici. Altrettanto suggestivi sono i piccoli gruppi scultorei, spesso di tema profano con scene tratte dai miti della classicità, che adornano i servizi da scrittoio”.
Dagli inizi di luglio invece, l’esposizione rinascimentale si arricchirà, inoltre, di un approfondimento dedicato alla bottega fiorentina dei Della Robbia portata alla massima affermazione da Andrea Della Robbia, nipote del fondatore Luca. Le sue madonne e i suoi gruppi scultorei in ceramica bianca e blu decorano diversi altari nelle chiese toscane e umbre.
“Il piccolo nucleo di ceramiche robbiane presente al MIC – continua Valentina Mazzotti – troverà anch’esso unitarietà espositiva, riunendo esemplari scultorei e a bassorilievo, ascrivibili all’ambito di Andrea Della Robbia, alla fortunata produzione di vasi ornamentali con rigogliose composizioni plastiche di fiori, frutta e ortaggi, proseguita dal figlio Luca Della Robbia detto ‘il giovane’. I manufatti provengono in larga parte dalla sezione devozionale posta nell’interrato del Museo, che sarà adibito alla nuova sezione dedicata alle ceramiche d’uso e ai prodotti del design, comprensivi dei rivestimenti ceramici”.