Si tratta di un bis, dopo che lo stesso dipinto era stato scelto dalla Società Dante Alighieri – Comitato di Capodistria (Slovenia) per un francobollo celebrativo del Settecentenario che uscirà, anch’esso, in occasione del Dantedì. Il Corriere della Sera apre con l’Inferno (tiratura iniziale oltre 20.000 copie) la collana che vedrà pubblicare in 18 volumi l’intera opera dantesca e una selezione di volumi di importanti autori che approfondiranno punti particolari della problematica dantesca, in linea con la più moderna critica e con un taglio agile pensato per un ampio pubblico di lettori.
«Non possiamo che dirci contenti di questa iniziativa, che porterà nelle case di decine di migliaia di italiani l’immagine tutta ravennate dipinta da Attilio Runcaldier – afferma l’assessora Elsa Signorino,. «Il fatto che nel giro di pochi giorni l’iconico dipinto sia stato scelto da un comitato della Dante Alighieri e dal Corriere della Sera induce a pensare come si sia ormai consolidato, nella consapevolezza collettiva nazionale, il ruolo di custode del lascito dantesco che la città riveste dal 1321».
Runcaldier, di cui si conservano altri dipinti in Classense, ebbe una vita travagliata, tutta segnata dalla sua partecipazione alle lotte risorgimentali per l’indipendenza e l’unità d’Italia. Terminò i suoi giorni a Ginevra, dove aveva anche aperto un laboratorio fotografico negli anni ‘60 dell’Ottocento, ma conservò sempre contatti con la sua città d’origine. Il Ritratto di Dante, un olio su tela realizzato intorno alla metà del secolo, rimane la sua opera più importante, quella in cui rende omaggio al poeta – vero e proprio faro per gli uomini e le donne del Risorgimento – replicando su tela il bassorilievo di Pietro Lombardo, che dal 1483 ne orna la tomba.
E sono proprio le donne, come ricorda la professoressa Patrizia Ravagli, presidente dell’Istituzione Biblioteca Classense, ad aver fortemente contribuito alla conservazione dell’opera: «Nel 1997, sotto la presidenza di Costanza Baldrati, la Sezione di Ravenna della FIDAPA scelse di finanziare il restauro del dipinto di Runcaldier anche per celebrare il gemellaggio con la Sezione FIDAPA di Firenze-Arno. Da allora il quadro è stato a lungo esposto ed ammirato tra la Classense e il Museo Dantesco. Ancora oggi, nonostante il difficile periodo che ne impedisce la visione da parte del pubblico, rimane un’opera dal valore altamente simbolico, che veicola l’immagine forse più autentica del rapporto tra Dante e Ravenna: il poeta, il filosofo e l’esule che nell’antica città imperiale, finalmente, riuscì a trovare pace e serenità potendo completare con il Paradiso il suo sublime poema».