Già i precedenti decreti del 13 e del 18 ottobre avevano lasciato molto sconcerto e delusione in tutto il Csi. L’ulteriore stretta all’attività sportiva contenuta nel Dpcm del 24 ottobre aggrava una situazione già difficile, tale da indurre il presidente nazionale del Csi, Vittorio Bosio, a scrivere una lettera al premier Giuseppe Conte e al ministro dello sport Vincenzo Spadafora; una lettera diffusa in tutti i comitati territoriali perché si facciano portavoce con le loro società affiliate della posizione acquisita dal Csi in merito al Dpcm e delle proposte che l’ente ha intenzione di presentare nelle opportune sedi.
Qui di seguito riportiamo il testo della lettera.
Il DPCM del 24 ottobre si è abbattuto sul mondo dello sport con conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Le associazioni sportive sono ormai stremate, i dirigenti demotivati, i tecnici sconsolati. Gli sportivi e le sportive, soprattutto tra i giovani e giovanissimi, non sanno più come superare quella solitudine che la pandemia sta imponendo; proprio sui campi di gara, però hanno conosciuto ed appreso quello spirito di sacrificio che, oggi, consente loro di accettare le regole e rispettarle.
Non esistono dati chiari sui contagi in ambito sportivo. Eppure, lo sport, così come la cultura, vengono considerati marginali rispetto ad altri settori: stiamo assistendo ad un vero e proprio lockdown del tempo libero, che pagheremo tutti, soprattutto i più piccoli. Lo rispetteremo, nella speranza che possa essere davvero utile alla tutela della salute pubblica, bene prioritario e primario.
Nello stesso tempo, sono preoccupato per i lavoratori sportivi, per le società sportive che hanno investito migliaia di euro per la ripartenza, per le strutture periferiche che hanno sempre organizzato sport e che ora, ancora una volta, si trovano azzerate nelle attività con i loro oltre 250 dipendenti, solo nel CSI. In tutto ciò, regna la confusione su cosa sia possibile fare e cosa no. Abbiamo assistito a “fughe in avanti” (per non dir di peggio) che non intendiamo assecondare, anche se la lettera del DPCM potrebbe consentircelo. In questo momento, ho scelto moderazione, determinazione e analisi dei fatti. Ho chiesto al governo di chiarire alcuni aspetti in maniera esaustiva, al di là delle FAQ. Spiegherò alle istituzioni che, questa volta, non possono essere concessi bonus a pioggia, ma vanno risarcite le società, gli oratori, i circoli sportivi, le palestre, ecc., che hanno seriamente investito nella sicurezza ed ora si trovano ad affrontare una crisi mai vissuta. Lo farò insieme al consiglio nazionale e, prima di tutto, con i comitati provinciali CSI che, nei prossimi giorni, incontrerò in streaming, per condividere una posizione comune e informarli sul lavoro che stiamo portando avanti con fatiche quotidiane come mai prima. Come suggerito da Papa Francesco, vivremo questo momento come un tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, con il realismo che solo il Vangelo può offrirci.
Per questo, richiamo tutte le strutture del CSI e le associazioni affiliate, a non cedere alla tentazione di rincorrere atteggiamenti irresponsabili, ricordando che il consiglio nazionale ha deliberato la sospensione di tutte le attività, fino a diversa indicazione. Il CSI resterà coerente e non si presterà ad allargare le maglie, perché la salute pubblica è priorità assoluta. Ma voglio anche affermare con forza che lo sport educativo non è finito. Lo sport educativo non morirà perché ci crediamo, dal 1944, senza mai tirarci indietro. Lo sport educativo non si fermerà perché siamo abituati a “tirarci su le maniche” di fronte ad ogni difficoltà, con coraggio e consapevolezza che il bene che produciamo vale tutte le fatiche che dovremo affrontare. Il CSI andrà avanti perché i dirigenti, a tutti i livelli, sono persone autentiche, vere, appassionate, che nemmeno questa volta molleranno, ma giocheranno fino all’ultimo secondo e all’ultimo punto.