Ieri la giunta ha deliberato di accettare la proposta di liquidazione della somma di 20.000 euro, oltre la completa rifusione delle spese legali e processuali, quale risarcimento danni in seguito alla costituzione di parte civile del Comune nel processo penale a carico dell’imputato Matteo Cagnoni, essendo compiuti i giudizi di merito del primo e secondo grado del processo.
Si conclude quindi con l’ottenimento dell’intero risarcimento riconosciuto nel secondo grado del giudizio l’iter processuale relativo alla costituzione di parte civile del Comune e delle altre tre associazioni intervenute: Udi, associazione Dalla parte dei minori e Linea Rosa, che riceveranno anch’esse la somma stabilita dal giudice e confermata in appello per la realizzazione dei progetti, predefiniti, di contrasto alla violenza.
Le sentenze di primo e secondo grado, che sono state emesse in relazione al procedimento in questione, hanno riconosciuto la piena legittimazione di questo Comune e delle altre Associazioni a costituirsi parte civile e a pretendere un risarcimento dall’autore del femminicidio, sancendo così un principio importante in tema di salvaguardia di valori primari quali quello della vita/integrità fisica, della protezione dei minori, della tutela della famiglia, della parità di genere fra coniugi e più in generale fra uomo e donna.
La volontà e la decisione del Comune di costituirsi parte civile nel processo Cagnoni ha peraltro trovato fondamento nello stesso statuto comunale, atto primario che richiama i principi fondamentali e le finalità delle azioni dell’ente, che persegue l’obiettivo di contrastare fenomeni di violenza alle donne, assicurando, per quanto di competenza, il sostegno e la tutela delle vittime, con possibilità di costituirsi – appunto – parte civile.
“La costituzione di parte civile del Comune – ribadisce l’assessora alle Politiche e cultura di genere Ouidad Bakkali – è stata promossa come legittima reazione a una violenza crudele perpetrata ai danni di una madre di tre bambini, cioè a fronte di una azione criminosa in cui è stata vittima una donna e per contrastare il ripetersi di tali inammissibili fenomeni. Sicuramente ha contribuito a sottolineare l’origine culturale di atti efferati nei confronti delle donne, che come comunità pubblica abbiamo il dovere di eradicare, facendo crescere la consapevolezza generale di quanto queste categorie di delitti siano da combattere e contrastare. E non c’è nemmeno bisogno di dire che non ha avuto alcun fine speculativo, tanto è vero che la somma derivante dal risarcimento verrà utilizzata per progetti di utilità sociale intesi a tutelare e assistere donne e minori che siano stati vittime di crimini domestici”.