Venerdì 28 marzo aprirà le porte il primo dei tre appuntamenti ravennati di IF – Industria Festival Architettura, una manifestazione inedita con cuore a Modena e itinerante in tante città dell’Emilia-Romagna, tra cui proprio Ravenna.

Organizzato dalla Fondazione Architetti di Modena con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC), di Festival Architettura e in collaborazione con una rete di partner, tra cui l’Ordine degli Architetti PPC di Ravenna, il Festival vuole portare l’attenzione su temi cruciali, dal riuso delle aree industriali dismesse ai nuovi processi di sviluppo industriale e urbano, dalla progettazione architettonica alle soluzioni volte alla sostenibilità e alle fragilità ambientali, dalla qualità della vita e il welfare alla valorizzazione e alla comunicazione del prodotto.

Già il titolo della rassegna offre la prima suggestione: IF non è solo acronimo di Industria Festival, ma è anche la parola inglese che si traduce in SE, aprendo alla possibilità di immaginare il futuro dei luoghi dell’industria come risultato di scelte nuove, che possano contribuire a metterne in evidenza la centralità nello sviluppo del territorio. Un festival multidisciplinare che dà voce ad architetti, sociologi, economisti, imprese e comunità locali attraverso conferenze, workshop, visite guidate e molti altri incontri. Tutti gli eventi sono a ingresso libero e gratuito, previa iscrizione obbligatoria.

Conquista biologica dell’archeologia industriale è il titolo del primo incontro previsto a Ravenna per venerdì 28 marzo alle ore 17:00 presso la sede dell’Ordine Architetti PPC di Ravenna: un seminario in cui verrà proposta la pratica progettuale della permacultura come possibile approccio atto a evitare le dannose ripercussioni socioeconomiche derivanti dall’abbandono di attività industriali dismesse. Nata in Australia negli anni ’70 allo scopo di rigenerare gli ecosistemi feriti dalle azioni antropiche, la permacultura è una sintesi di teoria e pratica che integra e sviluppa elementi di diverse scienze ecologiche, aprendo nuovi orizzonti progettuali. La sua applicazione offre, infatti, strumenti costruttivi per soddisfare i bisogni dell’umanità senza sacrificare quelli della natura, produrre nutrimento, fibre ed energia per il nostro fabbisogno imparando dagli ecosistemi naturali e allo stesso tempo preservandoli. I relatori Andrea Minchio, esperto di permacultura, e Matilde Stolfa, design researcher, illustreranno proprio come dall’osservazione delle dinamiche naturali derivino princìpi in grado di guidare la progettazione di insediamenti umani con minor fabbisogno energetico e una minima manutenzione, valorizzando le connessioni tra gli elementi del sistema.

L’approccio ecosistemico che verrà presentato durante il seminario orienterà anche il workshop Luoghi in prospettiva. Riflessioni ed espressioni creative in programma per il giorno successivo, sabato 29 marzo dalle ore 10:00 alle 16:00. Guidati dagli stessi relatori Minchio e Stolfa, i partecipanti saranno accompagnati a pensare e agire come piante pioniere, immaginando azioni per innescare processi di rigenerazione nei quali specie umane, vegetali e animali collaborino nella riconfigurazione di equilibri dinamici. In natura si dicono pioniere quelle specie che colonizzano gli spazi per prime, permettendo la rigenerazione del suolo. Lo scopo di questo approccio innovativo è di ri-concepire le aree liminali, i margini, come luoghi di opportunità, ricerca ed esplorazione dello spazio architettonico e progettuale.
Il laboratorio si svolgerà in un’ex area produttiva, oggi dismessa, che non ha ancora trovato una nuova destinazione, uno spazio di confine, dunque, tra edificato e natura, dove i partecipanti, lavorando a gruppi, saranno invitati a immedesimarsi in piante pioniere, per esplorare lo spazio con i propri sensi fino a creare una mappa di nuove opportunità.
Il workshop, la cui iscrizione è aperta a tutti fino a esaurimento posti, prevede diverse fasi che si susseguiranno durante la giornata, intervallate da una pausa caffè e una pausa pranzo di un’ora. Le attività proposte sono state pensate sia per un pubblico tecnico, sia per un pubblico generalista, interessato a scoprire o approfondire tematiche inerenti allo spazio urbano e alle sue possibilità percettive e di sviluppo.

«Le questioni legate al territorio in termini climatici, di insediamenti umani, di conoscenza, di visioni future anche normative – afferma Rita Rava, presidente dell’Ordine degli Architetti di Ravenna – sono state messe al primo posto nell’agenda delle attività formative del nostro Ordine. Non c’è da meravigliarsi che questi argomenti, dopo i drammatici episodi alluvionali del 2023 e 2024, si trovino al centro del dibattito urbanistico e culturale, perché ci siamo resi conto di come tutti, compresi noi architetti, avessimo nel tempo perso saperi, doverose attenzioni e rispetto verso l’ambiente in cui viviamo. Non potevamo che cogliere dunque l’occasione di partecipare all’IF Festival, che riflette sul futuro dei luoghi delle attività produttive. Gli incontri che abbiamo organizzato nella nostra provincia anticipano, inoltre, un progetto più direttamente collegato alla fragilità idrica del territorio italiano, in particolare di quello ravennate, già allo studio dallo scorso anno».

L’esperienza ravennate dell’IF Festival si concluderà con una visita guidata alla nuova sezione dedicata all’Art Nouveau e Déco del MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, prevista per mercoledì 2 aprile dalle ore 14:30 alle ore 16:00. Il festival dedica, infatti, parte del suo programma all’incontro con le attività artigianali del territorio, appartenenti a diversi settori dell’economia, che si raccontano attraverso i loro musei. Se nel modenese sono i musei aziendali ad accogliere il pubblico, nella nostra provincia è il Museo delle Ceramiche di Faenza a fare gli onori di casa. Claudia Casali, storica dell’arte e direttrice del museo, dialogherà con il pubblico illustrando le principali tematiche affrontate nel riallestimento in chiave europea della nuova sezione espositiva permanente inaugurata lo scorso 7 dicembre, di cui è stata anche curatrice. I visitatori potranno godere di uno sguardo esclusivo sul cambiamento della ceramica nei primi decenni del Novecento: 600 opere lungo un percorso che si snoda in quattordici aeree tematiche, raccontano la riscoperta delle linee sinuose della natura e della figura femminile nell’Art Nouveau, il gusto per la linea stilizzata e l’esotismo del Déco, la nascita delle Grandi Esposizioni e delle Biennali di Monza, passando dal Futurismo e dal Cenacolo Baccariniano, alternando grandi manifatture europee a quelle italiane e faentine. Un viaggio tra le opere che restituisce il respiro europeo della storia della ceramica e delle arti decorative in chiave moderna, quando le grandi esposizioni diventano fucina di confronto e promozione per manifatture come Villeroy&Boch di Dresda, la manifattura di Sèvres, Zslonay di Pècs, le olandesi Distel, Browers, Plateelbakkerij, Faiencerie Delft; Fabbrica Reale, Alumina e Bing&Grondahl di Copenhagen; la Manifattura Imperiale di San Pietroburgo e la Richard Ginori, realtà che avviano una produzione della ceramica in sinergia e collaborazione con designer, architetti e artisti. La visita al museo è gratuita e l’iscrizione è aperta fino a martedì 1° aprile, fino a esaurimento posti.