“Italia Nostra sezione Ravenna, assieme alle sedi locali di WWF e Legambiente, è stata convocata al Tavolo Faunistico Provinciale che, in deroga a norme che individuano come soggetto non sostituibile in materia la Regione, si è svolta presso gli uffici della Prefettura di Ravenna il 4 luglio; altre Associazioni che da anni si occupano della vicenda non sono state prese in considerazione, per cui la rappresentante di Italia Nostra ha parlato anche a loro nome.
La delegata ha potuto sfruttare solo pochi minuti a disposizione per esporre temi che avrebbero bisogno di ben altri tempi per essere approfonditi – che queste riunioni devono concludersi entro un’ora, durata sufficiente a ratificare decisioni già prese e non certo ad instaurare un confronto, né a rispondere a domande che da anni vengono poste.
Per questo motivo riportiamo quesiti fondamentali, augurandoci di ottenere risposte serie e documentate:
* Perché non si è tenuto conto dell’incidenza del lupo nel contenimento naturale della popolazione di daini? Il censimento del 2019 parla di 311 animali; il numero attuale di 525 ipotizzato dalla Regione, e di cui non esiste traccia ufficiale, non tiene assolutamente conto del fabbisogno medio giornaliero di carne di un lupo adulto (in media 2,5 Kg, che possono aumentare in caso di abbondanza di disponibilità). E’ del tutto plausibile stimare 100-200 daini predati dal lupo ogni anno nella pineta di Classe, visto che gli esemplari di lupo sono 5 o 6 e un nuovo parto è imminente. Il direttore del Parco di San Rossore, ad esempio, parla di 300 daini predati in un anno dai 7 lupi stanziali nel Parco;
* Perché gli agricoltori parlano di danni non risarciti o addirittura non richiesti per la difficoltà nell’ottenerli, quando nei dati forniti dalla Regione leggiamo di rimborsi fino a 7.000 Euro per singolo agricoltore per danni da animali selvatici (non daini) ? Le tabelle rivelano che negli ultimi anni le richieste di rimborsi per danni provocati da daini alle colture si attestano a zero o poco più; perché non vengono implementati i fondi per la prevenzione, dato che, negli anni 2019 e 2020, nel ravennate circa 200 aziende hanno richiesto risarcimenti per danni da fauna selvatica, ma solo 12 hanno avuto accesso ai fondi per la prevenzione?
* Perché non si dà risposte sullo stato dei dissuasori – di fatto inesistenti – lungo le strade che costeggiano il Parco ove risiedono i daini? Perché non prendere impegni per la reale tutela degli automobilisti, attuando misure ecologiche che, per stessa ammissione della Regione, ove implementate hanno azzerato gli incidenti da fauna selvatica?
* Perché si parla, nella delibera regionale 140/221, di danni alla rete ferroviaria senza alcun dato di conferma della stessa RFI? Nel 2014 successe lo stesso con la delibera provinciale, salvo poi scoprire che gli incidenti alla rete ferroviaria attribuibili ai daini fra il 2012 e 2015 erano nulli.
* Perché la Regione parla di trasferimenti senza uccisioni, quando i daini verranno destinati a zone di prelievo (= caccia) del daino? Chi vigilerebbe poi sui cacciatori, per evitare che uccidano i daini a cui verrebbe apposta una piccola marcatura? E comunque, una volta aumentato il numero di animali in zone in cui oltre una certa soglia scattano i fucili, che senso ha parlare di tutela dei daini in questi termini? In che modo poi dovrebbero essere sterilizzati i daini prima del rilascio, sia a livello logistico che a livello di attuazione di un programma – quello delle sterilizzazioni – di cui al momento non si ha notizia? E che senso ha sterilizzare per poi trasferire? E’ vero o no che i daini sarebbero rilasciati in zone attigue o sovrapponibili con distretti di presenza del cervo? (motivo, questo, di ulteriore caccia al daino visto che in natura entrano in competizione)
* Perché la Regione nega che i daini verranno trasferiti anche in allevamenti da carne? La delibera parla di allevamenti autorizzati ai sensi dell’art. 17 della Legge n 157/1992 (“Le regioni autorizzano, regolamentandolo, l’allevamento di fauna selvatica a scopo alimentare, di ripopolamento, ornamentale ed amatoriale”), ed in risposta ad interrogazioni di Giulia Gibertoni la Regione ha dovuto ammettere che la tipologia di allevamento a cui saranno destinati “è vincolato all’esito della manifestazione di interesse “
* E’ vero o no che esiste un programma per trasferire il cervo della Mesola nella pineta di Classe? Ulteriore appiglio, questo, per abbattere i daini con cui esiste una competizione interspecifica per le risorse del territorio. Il Corpo Forestale dello Stato, fra il 1957 e il 1965, introdusse nuovamente il daino nel Gran Bosco della Mesola, utilizzando probabilmente fondatori provenienti dalla Tenuta Presidenziale di S. Rossore: prima si introducono, poi li si vuole abbattere, a Classe come a Lido di Volano. L’uomo, in nome di una “naturalità”, parola svuotata di ogni significato, decide di spostare/introdurre/eliminare una specie piuttosto che un’altra. Come obiettato dal responsabile Cites, fauna e benessere animale di Legambiente, Dott. Antonino Morabito, i cervi della Mesola, se trasferiti nella pineta di Classe causerebbero gli stessi “problemi” di danne alle colture e di sicurezza stradale, se non verranno attuati sistemi idonei di prevenzione. Inoltre, se lo scopo è conservare il cervo, perché introdurlo in una zona dove sarebbe preda dei lupi? Se non, viene da pensare, per ingaggiare poi un safari al lupo, in una continua girandola di morte, ancora e ancora.
* Perché descrivere il daino come animale alloctono, da abbattere, quando, sottolinea sempre il dott. Morabito, si tratta di specie parautoctona, ovvero presente sul territorio prima del 1500? Perché altre specie parautoctone come il fagiano vengono appositamente allevate per essere immesse in natura – in zone di caccia naturalmente – e altre (come il daino) devono essere allontanate e uccise? Il fine ultimo, pare evidente, è il divertimento di un’unica lobby portatrice di tante bandierine e voti.
In conclusione, nessun impegno per misure di prevenzione sia per le colture sia per la sicurezza stradale; la riunione ha solo decretato la morte, in differita, per i daini, ed evidenziato piani di trasferimento a destra e a manca di animali che, se confermati, costituirebbero ulteriore prova di quello che le nostre istituzioni intendono per ambiente: un fondale buono solo a soddisfare le esigenze di cittadini trattati come spettatori di uno show, dove gli animali diventano figurine da collocare o cancellare.
La cittadinanza è invece molto più attenta ed attiva di quanto la ritengano le istituzioni. Per questo siamo certi che troveranno interessanti i documenti raccolti in anni di lavoro dalle associazioni e scaricabili dal seguente link: https://drive.google.com/drive/folders/1b6XEiO1fz93-UeOz1MH2fYyHPjpEzUad?usp=sharing
Perché questo è il modo di lavorare di noi Associazioni: in nome della trasparenza, del rispetto dell’ambiente e degli animali, in considerazione della capacità di intendere dei cittadini; le bandierine, noi, le lasciamo a qualcun altro.”
Le Associazioni:
C.LA.M.A. Ravenna
Italia nostra sezione Ravenna
Oipa Ravenna