Si può sottoscrivere la protesta alla pagina web https://www.oipa.org/italia/giu-le-mani-dai-daini-del-parco-del-delta-del-po, che inoltrerà automaticamente la lettera di dissenso alle autorità coinvolte nella decisione di deportarli per farne diventare carne da macello.
A fine agosto l’Ente Parco Delta del Po ha pubblicato un avviso pubblico di ricerca di mercato per l’affidamento in concessione delle attività di cattura e delocalizzazione degli esemplari di daino (Dama dama) presenti nel territorio del Parco nelle pinete di Classe e di Volano con decorrenza indicativa dal 15 ottobre. Si vuole così individuare operatori economici interessati alla procedura di gara per svolgere l’attività di cattura degli ungulati all’interno dell’area protetta del Parco, fiore all’occhiello della Regione Emilia-Romagna.
Nella determinazione dell’Ente Parco si legge che il valore attribuito alla concessione è stato di 83.700 euro oltre all’Iva. Questa cifra deriva dalla stima degli introiti dell’attività svolta sulla base di un macabro calcolo. Si legge nell’avviso: “Il numero ipotetico di esemplari da prelevare è pari a circa 1.150”; “il valore della carne di daino, in Italia, varia tra 4,00 €/Kg per i maschi e 4,30 €/Kg per le femmine e i giovani dell’anno”; “il peso medio utile degli esemplari, tolte la pelle, la testa e la parte bassa delle zampe, è di circa 25 kg per i maschi e 20 kg per le femmine e i giovani dell’anno”; “il valore complessivo dei capi presenti, quindi, è di poco superiore ai 100.000,00 euro”; “ragionevolmente, non sarà possibile catturare più di 300 esemplari all’anno nei tre anni di concessione, per complessivi 900 capi ed un valore, quindi, di circa 83.700,00 euro, ossia 27.900,00 euro/anno”.
«Dopo avere negato quanto già evidente nella delibera 140/2021 che, di fatto, condannava i daini della pineta di Classe e di Lido di Volano a zone di prelievo venatorio e ad allevamenti da carne, questo documento parla chiaro: i daini finiranno nel piatto dopo essere stati uccisi», commenta il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto.
La Regione Emilia Romagna ha sempre sostenuto che i daini sono in sovrannumero, che causerebbero danni alle colture e rappresenterebbero un pericolo per la sicurezza stradale, dall’altro si è sempre contraddetta con dichiarazioni e dati da lei stessa forniti, come per esempio quelli che affermano che i danni alle colture prossimi allo zero.
Inoltre, di fronte alle richieste di realizzazione di attraversamenti verdi per la fauna selvatica, anche con utilizzo di fondi europei, la Regione non ha mai provveduto a realizzarli visto “l’esiguità degli incidenti provocati dai daini”.
«La Regione non ha mai neppure introdotto metodi ecologici a tutela di animali e automobilisti previsti dalla legge n. 157/1992», continua il presidente dell’Oipa. «Eppure di questi metodi ce n’è un’ampia gamma: cartelli segnaletici, dossi nei punti di attraversamento della fauna selvatica, recinzioni nei punti ad alta percorrenza, applicazioni gratuite per informare i guidatori sui tratti a maggiore presenza di fauna selvatica, installazione di sensori luminosi e dissuasori acustici sono apparecchiature che, già applicate in diverse province della stessa Emilia Romagna come Modena, Reggio Emilia, Rimini e Piacenza, hanno dato un esito positivo riducendo a zero gli incidenti con gli animali selvatici».