Non son bastate le oltre 60mila vittime della follia autonomistico secessionista della riforma del Titolo V della Costituzione; non sono bastate le ore massacranti di lavoro e le centinaia di morti tra il personale sanitario e medico. No, per questo Governo e per la sua (degna) opposizione parlamentare contano di più il commercio e le riaperture estive (ora si parla di quelle invernali) che hanno riportato le lancette della pandemia a febbraio del 2020.
Noi Comunisti, invece, stiamo con i lavoratori perché siamo convinti che è solo grazie al sacrificio e al senso etico e professionale degli operatori sanitari se – a febbraio come in autunno – nonostante gli oltre 65.000 morti, si è riusciti, come si dice qui da noi, “a tenere botta”.
Per questo, Sabato 19 dicembre, eravamo in Piazza del Popolo a Ravenna per dire: Basta alla sanità regionalizzata del Titolo V di Amato e D’Alema; Basta ai tagli dei finanziamenti governativi (37 miliardi in 9 anni) che, insieme ai tagli e alle scelte politiche delle regioni, hanno prodotto lo sfacelo della Sanità publica a cui abbiamo assistito in questi mesi; Basta, ancora, ai tagli dei servizi, dei posti letto, dei reparti e di interi ospedali; Basta alle lunghe liste d’attesa e ai soldi dati a pioggia al “privato accreditato”; Basta alle privatizzazioni delle prestazioni ad alto valore aggiunto; all’esternalizzazione dei servizi essenziali; alla mancata programmazione delle assunzioni; alla mancata attivazione della Sanità di Territorio dove si sarebbe dovuta praticare, invece, la prevenzione e l’assistenza sanitaria di base. Basta, insomma, alla Sanità aziendalizzata che ha sgretolato il Servizio Sanitario Nazionale.
Altro che i 9 miliardi (sui 209 del Recovery Fund) proposti dal Governo, in barba ai 68 ipotizzati dal Ministero della Salute la scorsa estate.
Servono SOLDI, ne servono TANTI ma, soprattutto, SERVONO SUBITO!
I Soldi Ci Sono: Per garantire il Diritto alla Salute per tutti i cittadini (art. 32 Costituzione); Per garantire i diritti dei lavoratori della Sanità; Per il loro giusto riconoscimento economico; Per garantire la loro incolumità e salute nell’esercizio delle loro funzioni.
Rifondazione Comunista non si arrende, continueremo a ribellarci a questo stato di cose e torneremo in piazza insieme ai tanti altri che avendo a cuore il bene del nostro Sistema Sanitario e del nostro Paese in queste ore, in altre città, sono scesi in piazza contro questo ennesimo schiaffo annunciato dal Governo.