I comitati emiliano-romagnoli della Rete Nazionale Scuola in Presenza, supportati da tutti e trentasei i comitati, da Nord a Sud, della Rete Nazionale, hanno presentato formale diffida a seguito delle affermazioni dell’Assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna (seguite da ufficiale pubblicazione sul sito della Regione E-R che ne ha di fatto sancito il valore di comunicazione formale e istituzionale), Raffaele Donini che, in data 29/06/2021, ha pubblicamente dichiarato che: “Solo così [con la vaccinazione della popolazione in età scolastica dai 12 ai 19 anni n.d.r.] la scuola potrà affrontare la ripartenza senza più ricorrere alla didattica a distanza, perché credo sia giusto, per la popolazione vaccinata, che possa sottrarsi a qualunque provvedimento di quarantena e di didattica a distanza, qualsiasi scenario epidemiologico dovessimo avere in autunno.”
“Tale affermazione – dichiara Stefania Montebelli, rappresentante regionale della rete SiP – viola i principi della Costituzione ed i diritti dei minori, rischiando di legittimare in E-R un’arbitraria discriminazione fra studenti vaccinati per i quali la scuola resterebbe aperta e in presenza, e non vaccinati per i quali la scuola sarebbe chiusa.”
Nessuna evidenza scientifica dimostra che sia necessario imporre o raccomandare la vaccinazione anti-Covid ai minori.
I decessi nella fascia di età 0-19 anni da marzo 2020 al 28 aprile 2021 sono stati 24 su 130.000, quasi tutti con comorbidità. La vaccinazione, dunque, non andrebbe a proteggere questa fascia di età, in quanto già non colpita dal virus, né dalle sue varianti.
A fronte dell’obiettivo nazionale e regionale di arrivare a un’immunità di gregge (naturale o per vaccinazione) di circa il 75% della popolazione, è utile ricordare che la fascia di età 0-19 anni rappresenta il 18% circa della popolazione, e dunque potrebbe esserne tranquillamente esentata.
Si evidenzia altresì che in Emilia Romagna la fascia di cittadini 70-79 anni è stata immunizzata con seconda dose al 58,03%: risulta immorale andare a sottoporre a inoculazione la fascia di età 12-19 (e addirittura subordinarne l’accesso a scuola!) laddove la regione non ha saputo garantire le dosi sufficienti per una fascia di età molto più a rischio quale la fascia di età 70-79, o non è stata capace di “convincerla” a livello di comunicazione.
È doveroso qui precisare che i Comitati aderenti alla Rete Nazionale Scuola in Presenza non possono essere tacciati di disconoscere l’importanza dei vaccini per la tutela della salute pubblica.
Ma sono fermi nel contestare la legittimità di voler imporre un obbligo vaccinale – anche di fatto – ai minori e agli studenti per vedere loro riconosciuto il diritto costituzionale ad andare a scuola in presenza.
“Ricordiamo inoltre che l’autorizzazione alla vaccinazione pediatrica per la fascia 12-15 anni (già rilasciata dalla Fda statunitense e da Ema) è stata concessa (cit.) in via emergenziale/condizionata (EUA)”, continuano i Comitati, “e la stessa Pfizer/Biontech ha dichiarato l’impossibilità di prevedere effetti collaterali rari nei giovani e giovanissimi dato l’esiguo numero di bambini che sono stati sottoposti a sperimentazione”.
L’affermazione dell’Assessore Donini rappresenta una grave discriminazione e un inedito nella storia della nostra Repubblica. Se tale scenario si realizzasse, i minori verrebbero privati, ancora una volta, di un diritto sancito dalla Costituzione per tutelare l’altrettanto inalienabile diritto alla salute di adulti che dovrebbero però già essere ampiamente vaccinati.
“Singolare come – aggiunge Stefania Montebelli – proprio un esponente del governo regionale, che dovrebbe rappresentare quella politica che si vanta di essere portatrice di pari opportunità e princìpi di uguaglianza, dichiari pubblicamente di voler perpetrare una discriminazione nonché un atto incostituzionale senza nessuna base scientifica”
Le affermazioni di Donini si inseriscono perfettamente nel quadro dell’ “anarchia” generale che si è configurato in ambito sanitario e scolastico. I comitati emiliano romagnoli e tutti i comitati aderenti alla Rete Nazionale Scuola in Presenza chiedono pertanto che l’Assessore ritratti immediatamente le sue affermazioni e chiedono altresì al Governo di porre fine a questa “anarchia” sanitaria che ha visto gli studenti dell’Emilia-Romagna fra i più penalizzati d’Italia con appena 72 giorni di scuola in presenza dal 22.02.2020 (per le scuole superiori).
I comitati hanno quindi diffidato formalmente la Regione Emilia-Romagna affinché disponga l’immediata pubblica ritrattazione di ogni dichiarazione allarmistica ed illegittima che discrimini gli studenti vaccinati da quelli non vaccinati e la diffidano dal disporre qualsiasi forma di misura illegittimamente restrittiva che preveda solo per i primi didattica in presenza ed eliminazione della quarantena.