Sei piccole clip per riflettere, in modo garbato e ironico, su un tema difficile e complesso come l’Hiv/Aids, che porta ancora con sé paura, stereotipi e pregiudizi. È il filo conduttore di “HIV, parliamone”, la nuova campagna di sensibilizzazione proposta e sviluppata da HelpAids (www.helpaids.it), portale dedicato del Servizio sanitario regionale, a partire da un progetto promosso dal Comune e dalle Aziende (Usl e ospedaliero-universitaria) di Parma, in collaborazione con associazioni del territorio.
Un’occasione importante per una realtà come l’Emilia-Romagna che, nell’arco dell’ultimo decennio, ha visto quasi dimezzate le nuove diagnosi, ma dove resta però purtroppo ancora alto il numero di chi arriva a un riconoscimento tardivo.
“Ogni anno, in Emilia-Romagna, assistiamo a un calo del numero di nuove diagnosi di Hiv, e questo ci fa ben sperare” ha commentato l’assessore regionale alle politiche della salute Raffaele Donini “Ma il cammino è ancora lungo, occorre tenere alta la guardia: più della metà delle persone scopre di aver contratto il virus solo quando è già troppo tardi. Ciò accade purtroppo anche perché dell’Hiv si parla ancora troppo poco e in modo non sempre adeguato: c’è ancora paura, insieme a stereotipi molto resistenti. L’obiettivo di questa campagna è contrastare ulteriormente la disinformazione su rischi, prevenzione e possibilità di diagnosi precoce e cure: un’occasione in più, dunque, per parlare di questi temi con tutti, a partire soprattutto dai canali social”.
I numeri dell’Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna sono sempre meno le persone che contraggono l’infezione da Hiv: i nuovi casi nel 2019 sono stati 209, rispetto ai 220 dell’anno precedente. Ma resta purtroppo ancora alto il numero di chi arriva a una diagnosi tardiva: è successo nel 58% dei casi, e il 43% delle persone era già in Aids, o in una fase molto avanzata dell’infezione, al momento della diagnosi. Un problema dovuto principalmente a una errata bassa percezione del rischio in alcune fasce della popolazione.
Nel complesso, su tutto il territorio regionale, nell’arco di dieci anni (dal 2010 al 2019), le nuove diagnosi tra i cittadini residenti sono quasi dimezzate, passando da 388 a 209 e arrivando, quindi, un -46%. Calo che si è fatto ancor più rilevante negli ultimi anni, considerando che nel 2015 i nuovi casi erano 291, scesi a 285 nel 2016, 220 nel 2018 e arrivati, appunto, a 209 (165 uomini e 44 donne) nel 2019, con un’incidenza del 4,7 ogni 100mila abitanti.
A disposizione per ogni eventualità c’è il numero verde regionale, 800.856.080: gli operatori sanitari rispondono dal lunedì al venerdì, dalle ore 14 alle 18; il lunedì anche dalle 9 alle 12.
La campagna di comunicazione “HIV, parliamone”: dalle vignette alle mini-clip
Dalla penna di Pat Carra, fumettista, umorista e giornalista, sono nate sei vignette, declinate successivamente in più formati: dalle locandine al web, alle mini-clip sul canale YouTube della Regione, per porre all’attenzione di tutti una serie di temi che ruotano attorno all’Hiv/Aids: stigma, omofobia, contagio, giusta informazione, utilizzo del preservativo, importanza del test. Tutto il materiale è disponibile all’indirizzo www.helpaids.it/hivparliamone e sarà distribuito anche alle Aziende sanitarie, per una diffusione sul territorio.
Il Telefono Verde Aids: profilo dell’utente “tipo”
Sono soprattutto uomini – di nazionalità italiana –, eterosessuali, e giovani adulti a rappresentare il profilo dell’utente “tipo” che si rivolge con più frequenza al Telefono Verde Aids e Infezioni Sessualmente Trasmesse dell’Iss (Istituto Superiore di Sanità). Tra coloro che chiamano, a livello nazionale, il 57,2% si definisce eterosessuale; per il 29,7% si tratta di cittadini, genitori, insegnanti o operatori sanitari che, senza presentare particolari fattori di rischio, si rivolgono al Servizio per essere informati. In una proporzione pari al 6,3%, le telefonate arrivano da utenti di sesso maschile, che dichiarano di avere rapporti con uomini (Men Sex Men). Il 2,2% delle chiamate sono effettuate da persone che hanno contratto l’Hiv, mentre il rimanente 4,5% riguarda altri sottogruppi non indicati.