È stato inaugurato giovedi scorso presso la discarica Herambiente di Ravenna, strada statale 309 Romea km 2,6, il primo impianto in Emilia-Romagna della multiutility per la produzione di biometano dal biogas della discarica.
L’impianto ravennate, parte del progetto “Biomether” co-finanziato dal Programma LIFE della Commissione Europea (LIFE 12/ENV/IT/308) e dalla Regione Emilia-Romagna, nasce con l’obiettivo di supportare lo sviluppo della filiera biometano regionale, fornendo indicazioni per la definizione delle politiche energetiche di sostegno al settore.
Il “metano green” contribuisce, infatti, in modo significativo alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti e al raggiungimento degli obiettivi Europei al 2030 sulle quote di energie rinnovabili e quella dei biocarburanti per il trasporto. In particolare, il progetto sperimentale di Ravenna si propone di raggiungere a regime una produzione annua di 300.000 m3 di biometano, che eviteranno l’emissione in atmosfera di oltre 650 tonnellate di CO2.
Il taglio del nastro presso l’impianto è stato preceduto da una presentazione a più voci, presso il Comune di Ravenna, a cui hanno presenziato l’assessore alle Attività produttive e Aziende partecipate Massimo Cameliani, il Presidente di Herambiente Filippo Brandolini con una relazione su ‘Il Biometano fattore strategico per l’economia circolare e per la transizione energetica’, e il presidente di Start Romagna Roberto Sacchetti, che ha concluso affrontando il tema ‘Biometano per il trasporto pubblico’.
Il biometano in Emilia-Romagna e i suoi vantaggi
L’Emilia-Romagna, che con il 16% del biogas italianoè il secondo maggior produttore nazionale dopo la Lombardia (33%), è un territorio che presenta forti potenzialità di sviluppo della filiera del biometano per la significativa quantità di biomasse di scarto provenienti dal settore agroindustriale. È inoltre la Regione con la raccolta differenzia pro-capite più alta di frazione organica e il più elevato numero di veicoli alimentati a gas naturale.
Per questo motivo la Regione ha riservato un ruolo chiave nelle proprie strategie energetiche a questo combustibile rinnovabile, che si ottiene dall’upgrading, vale a dire dalla purificazione, del biogas prodotto dalla digestione anaerobica di rifiuti organici di diversa origine (sottoprodotti agricoli e agroindustriali, rifiuto organico differenziato, fanghi di depurazione) o dal biogas prodotto dallo smaltimento del rifiuto in discarica, fino a raggiungere l’equivalenza qualitativa ed energetica del metano di origine fossile.
Il biometano trattato e immesso in rete presenta diversi vantaggi: può contribuire alla sostituzione delle fonti energetiche fossili con fonti rinnovabili, in linea con gli obiettivi UE al 2020, essere utilizzato per il settore dei trasporti contribuendo al raggiungimento della quota del 10% da biocarburanti, consentire un risparmio logistico grazie alla capillarità della rete nazionale del gas naturale e integrarsi con altre fonti energetiche rinnovabili non programmabili e intermittenti, come ad esempio il fotovoltaico.
Le iniziative del Gruppo Hera per mobilità sostenibile ed economia circolare
Hera è da sempre attenta ai temi della sostenibilità e sono numerosi i progetti promossi per favorire la transizione verso l’economia circolare, tra questi la promozione della mobilità elettrica con l’installazione di colonnine pubbliche per la ricarica e offerte dedicate, il recente accordo siglato con Eni per trasformare l’olio esausto proveniente dalla raccolta differenziata in biodiesel e la realizzazione, prima utility in Italia a farlo, di un impianto a S. Agata Bolognese per la produzione di biometano. Grazie al trattamento di sfalci, potature e rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata si ottiene così un combustile rinnovabile al 100%. Tale impianto è in grado di recuperare energia grazie alla produzione e immissione nella rete gas di circa 7,5 milioni di metri cubi di biometano all’anno e di recuperare materia attraverso la produzione di 20 mila tonnellate di compost all’anno destinate principalmente in agricoltura come biofertilizzante, per un risparmio equivalente a 6.000 tonnellate di petrolio all’anno.