Ritorna dai banchi dell’opposizione l’ennesimo documento, presentato da Fratelli d’Italia e Lega in alcuni altri comuni, destinato a strumentalizzare la faccenda della revoca dell’onorificenza di Cavaliere di gran croce a Broz Josip Tito.
Dovremo essere tutti a conoscenza che il prefetto di Belluno Maria Luisa Simonetti, ha già risposto con una lettera ufficiale che chiude definitivamente la questione dichiarando: «Nel caso di Tito, insignito nel 1969 della distinzione di Cavaliere di Gran Cordone quale Presidente della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia in occasione di una visita di Stato non è (…) ipotizzabile alcun provvedimento di revoca essendo il medesimo deceduto». Tito aveva ottenuto la più alta onorificenza italiana dal presidente Saragat. «La norma prevede (…) che la persona oggetto dell’eventuale revoca debba essere preventivamente informata (…), onde poter presentare una memoria scritta a propria difesa» spiega il prefetto di Belluno a nome del governo. E poi aggiunge: «La possibilità di revocare l’onorificenza, pertanto, (…) presuppone l’esistenza in vita dell’insignito».
Inoltre la maggioranza di questo consiglio comunale nutre profondo rispetto istituzionale per il Quirinale e grande stima e fiducia personale per il presidente Sergio Mattarella a cui la richiesta è indirizzata mentre con la mozione si sottintende una non troppo velata colpa del presidente della Repubblica quando è noto che invece è il parlamento a dover legiferare sulla questione.
In Italia, nel 2004, è stato istituito, nella giornata del 10 febbraio di ogni anno, il Giorno del ricordo, per conservare la memoria di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Nella legge si prevede anche l’organizzazione di iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. A Norma Cossetto studentessa universitaria istriana che fu vittima di violenze inaudite e infine gettata in una foiba, è stata conferita dal Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi la Medaglia d’Oro al Merito Civile.
Lo stesso Comune di Ravenna ha apposto una targa a Marina di Ravenna e ogni 10 febbraio presso quel luogo viene celebrato il ricordo dei molti esuli dalmati e istriani che, come recita la targa, “grazie alla loro tenace operosità nella comunità ravennate seppero ricostruire una nuova vita e ritrovare la Patria”. A Porto Corsini nel 2007 è stato intitolato un parco alle vittime delle Foibe. In Consiglio comunale è stato approvato e firmato all’unanimità anche nel 2021 un documento di condanna.
Ravenna, Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza, non dimentica tali tragiche vicende, conseguenza della politica espansionista e autoritaria del regime comunista titino e ha sempre condannato quella dolorosa pagina della storia. È di conseguenza inaccettabile presentare, con fini puramente strumentali, un documento che non ha nessun altro scopo che quello di innescare la polemica. Per questo abbiamo votato contrariamente alla mozione e una parte dell’opposizione stessa non ha firmato la mozione e non ha partecipato al voto.
Gruppo consiliare Partito Democratico
Gruppo consiliare Lista de Pascale Sindaco
Gruppo consiliare Ravenna Coraggiosa
Gruppo consiliare Partito Repubblicano
Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle