Legacoop Romagna chiede la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per la proliferazione incontrollata del granchio blu. Un passo necessario per intervenire in favore delle imprese su mutui, imposte e canoni, ma anche per intensificare gli sforzi per la cattura.
L’occasione è la firma del decreto del ministro Lollobrigida che sblocca 2,9 milioni di euro di ristori per i pescatori che hanno catturato e smaltito questa specie aliena. Il giudizio delle cooperative sul provvedimento — atteso ormai da 3 mesi, e sull’ulteriore stanziamento annunciato di 10 milioni — è positivo, ma non privo di criticità.
«Riteniamo che l’emergenza del granchio blu vada affrontata in maniera completamente diversa e con interventi strategici e risolutivi», dicono il presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi, e il responsabile Pesca, Mirco Bagnari. L’invasione del granchio blu mette a rischio le produzioni di vongole e cozze per i prossimi anni, con i relativi posti di lavoro. Si stimano danni nell’ordine del 50% sulle produzioni degli allevamenti. L’impennata nel prezzo di vongole, cozze e ostriche potrebbe arrivare fino al 60%.
«Nulla si dice nel decreto — proseguono Lucchi e Bagnari — di come si intenda intervenire per tutelare i posti di lavoro in questo settore, già privo di ammortizzatori sociali specifici. Servirebbero inoltre un piano nazionale per il controllo, la riduzione numerica, non escludendo l’obiettivo dell’eradicazione della specie aliena sul territorio nazionale e specifici progetti di studio della biologia della specie per individuare le migliori strategie con le quali la “lotta biologica” potrebbe dare un contributo importante, se non addirittura risultare maggiormente efficace».
Lunedì 30 ottobre è convocato al Ministero il Tavolo tecnico sul tema. «Ci auguriamo che il Ministro Lollobrigida voglia raccogliere il nostro appello e che in tale sede vengano apportati gli opportuni correttivi al decreto. Le nostre osservazioni vogliono essere un contributo costruttivo per far sì che questo provvedimento sia veramente efficace e utile per le aziende e i territori realmente colpiti da questa emergenza», aggiungono i responsabili cooperativi.
La proliferazione incontrollata del granchio blu, come dimostrato dal punto di vista scientifico, è stata favorita della carenza di predatori e dai repentini fenomeni di cambiamento climatico, che hanno reso i nostri mari più idonei alla sua sopravvivenza e proliferazione: «una ulteriore prova che contrasta con quanto sostenuto dai cosiddetti “negazionisti”. Richiede interventi di contrasto e di adattamento non più rinviabili su questo fronte, a tutela della nostra economia locale e delle nostre comunità», concludono Lucchi e Bagnari
Il giudizio tecnico sul decreto
Il primo elemento di criticità rilevato da Legacoop Romagna è il fatto che il decreto non prevede limiti geografici. Sono i produttori della costa emiliano-romagnola ad avere subito i danni più gravi da parte di questa calamità e quindi meriterebbero l’attenzione maggiore anche in termini di risorse destinate.
La seconda questione riguarda il limite temporale del decreto, che rimborsa solo le spese sostenute nei mesi di agosto, settembre e ottobre 2023. La stessa pesca del granchio blu era stata autorizzata dalla Direzione Generale della Pesca Marittima e dell’acquacoltura del ministero sin dal 18 luglio.
Terzo punto di preoccupazione è la piattaforma online per la presentazione delle domande, la stessa già usata per i contributi Covid. Purtroppo le piattaforme utilizzate per le richieste di ristori legate alle ultime emergenze (non da ultimo, quella sull’alluvione) hanno creato problemi e rallentamenti notevoli, sia nell’invio delle domande sia nelle procedure di rimborso.
Quarta questione è la cifra stanziata. A ognuna delle 3.000 aziende interessate andranno circa mille euro di ristori, una somma risibile rispetto ai danni e ancor di più, risicata se si pensa che la sola Regione Emilia-Romagna ha deliberato un intervento da 1 milione di euro a favore degli acquacultori e delle imprese di commercializzazione delle vongole.
Il decreto, infine, ammette a contributo i costi sostenuti per gli interventi attuati per la cattura e lo smaltimento, ma non fa riferimento a quelle che possono essere catture accidentali, che in questi mesi sono state numerose, con danni pesanti sulle reti e le attrezzature da pesca.