Giovedì 10 dicembre gli ambientalisti tornano in piazza con scope e tappeti come lo scorso Climate Strike del 9 ottobre, per rappresentare ironicamente il progetto che ENI ha intenzione di sviluppare sul territorio di Ravenna: “catturare la CO2 prodotta dai combustibili fossili equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto senza risolvere i problemi.”
Nel frattempo, si terrà la diretta del Consiglio Comunale per l’approvazione e la discussione del nuovo PAESC (Piano Energia e Clima del Comune di Ravenna), un documento decisivo nel definire il ruolo della città nella lotta all’Emergenza Climatica. Il nuovo Piano si propone l’obiettivo di un taglio delle emissioni di anidride carbonica del 40% entro il 2030, un obiettivo che secondo gli ambientalisti è insufficiente.
“Per raggiungere gli obiettivi degli Accordi di Parigi, gli obiettivi definiti dall’Europa, quelli del Piano integrato Energia e Clima e gli obiettivi della regione Emilia Romagna che si propongono di raggiungere il 100% di rinnovabile al 2030 e l’azzeramento delle emissioni al 2050 è necessario accelerare fortemente i tempi. Non sono solo gli obiettivi politici a ricordarci di accelerare passo, ma anche gli eventi climatici estremi, che sono divenuti ormai la norma ”- sostengono gli ambientalisti.
“E’ necessario quantomeno perseguire una riduzione di gas climalteranti pari al 60% aggiungendo tutti gli strumenti potenzialmente perseguibili per il raggiungimento di tale obiettivo. Obiettivo che il Comune di Ravenna già riportò all’interno della Dichiarazione di Emergenza Climatica nel 16 luglio 2019 e che evidentemente oggi il Sindaco Michele de Pascale, sta già dimenticando?”
Secondo gli ambientalisti all’interno del Piano sarà oltretutto importante dare particolare valore agli aspetti della partecipazione attiva da parte degli stakeholders per rendere più efficaci le politiche di indirizzo necessarie al raggiungimento degli obiettivi definiti.
Le associazioni e movimenti tornano poi sulla questione del progetto di Carbon Capture and Storage (CCS) proposto da ENI a Ravenna: “un progetto fallimentare, costoso energeticamente e dal punto di vista economico. Parliamo di 12 miliardi di euro che se utilizzati diversamente potrebbero contribuire efficacemente alla transizione energetica. Nient’altro che l’ennesima strategia dell’industria del fossile per giustificare l’utilizzo e l’estrazione di ulteriore gas”.
Secondo le associazioni, la priorità per una riconversione efficace del distretto ravennate deve essere quella del rinnovabile: dall’eolico offshore alla necessità di puntare sull’idrogeno verde abbandonando definitivamente nuovi investimenti sul fossile.
Infine, gli ambientalisti ricordano che venerdì 11 dicembre alle ore 11 si terrà un’ulteriore mobilitazione sotto i palazzi della Regione a Bologna, promosso da Fridays for Future per sottolineare la posizione di contrasto al progetto di CCS di ENI a Ravenna.
“L’uscita, in tempi non epocali, dalla vecchia logica del modello “estrattivista”, è possibile ed è necessaria per costruire un mondo vivibile per le prossime generazioni. Siamo grati alle ragazze e ai ragazzi del movimento Fridays for Future, che in tutto il Pianeta, e anche a Ravenna e in Emilia Romagna, si stanno mobilitando con questi ideali e questi obiettivi e a loro va tutto il nostro sostegno. “ – concludono
Legambiente Ravenna – Fridays for Future Ravenna – Coordinamento “Per il Clima Fuori dal Fossile” Ravenna