Giorni difficili alla Dakar. Dopo la tappa di 48 ore, la più dura della corsa, con una serie di bivacchi notturni sparsi lungo il percorso per consentire ai concorrenti di fermarsi e dormire, oggi la gara è ripartita su un tracciato che non ha lasciato molto respiro ai concorrenti, soprattutto ai concorrenti in moto: una distesa di pietre che ha messo a dura prova il fisico di molti. A farne le spese è stato anche Jader Giraldi, che ha abbandonato la frazione. Il centauro faentino mercoledì potrà riprendere la propria Dakar, ma, qualora dovesse raggiungere il traguardo finale, non sarà considerato fra i concorrenti che hanno completato l’intera corsa.

A mettere KO Giraldi, oltre alle difficoltà della terza tappa, è stata la mancanza di riposo dopo la faticosa 48 ore. Troppe le riparazioni alla moto necessarie prima di ripartire. Giraldi ha lavorato fino a mezzanotte sulla propria “compagna” e di conseguenza le ore per dormire sono state poche. Insieme alla fatica fisica, ha avuto un ruolo decisamente rilevante lo stress emotivo. Anche oggi il faentino si è fermato per prestare soccorso ad un “collega”, caduto rovinosamente a terra: “Stava con ossa rotte e in delirio” ha raccontato lo stesso Giraldi. “Ho dovuto tenerlo in sicurezza fino all’arrivo dell’elicottero. A quel punto le macchine mi hanno raggiunto in un attimo e correre con queste pietre che non ti consentono di uscire dalla traccia, i solchi profondi e un macchina o un camion che ogni minuto ti costringe a fermarti non ha più avuto senso”. Troppo alto il rischio di cadere e farsi male, come avvenuto lo scorso anno, quando Giraldi dovette abbandonare la Dakar quasi immediatamente.

Come detto, il pilota faentino mercoledì riprenderà a cimentarsi col deserto. Questi sono stati giorni di intense vicissitudini: lunedì Giraldi ha soccorso un altro compagno di avventura. “Ho perso il treno dei piloti e da solo la navigazione era difficile. Montagne di pietre senza traccia a terra. Poi è arrivata la notte nelle dune alte”. Qui la paura più grande. L’incontro con un allevatore di cammelli poco cordiale, che ha intimato, armato di mitra, a Giraldi e ad altri motociclisti di allontanarsi velocemente. “Abbiamo fatto 40 km di dune al buio, recuperando altri 2 sfigati, uno senza benzina. Un altro senza luci.. un delirio..ma allo stesso tempo un’impresa”.