Giovedì 28 marzo alle 17, alla sala Muratori della Biblioteca Classense, in via Baccarini 3, si terrà la conferenza del professore Stefano Benazzi (Università di Bologna) dal titolo “I Neandertaliani: un viaggio tra fossili, molecole e manufatti”. L’incontro conclude il ciclo “Pagine di Scienza”, organizzato dall’associazione Amici della Biblioteca Classense in collaborazione con il Comune di Ravenna.
Stefano Benazzi è professore ordinario all’Università di Bologna, campus di Ravenna, dove dirige il Bones Lab, il laboratorio di Osteoarcheologia e Paleoantropologia. Benazzi, autore di numerose pubblicazioni in campo scientifico e divulgatore su vari canali televisivi, si occupa dello studio anatomico dei resti umani provenienti da contesti forensi e archeologici per ricostruire il profilo demografico della popolazione, lo stile di vita e le condizioni di salute. I suoi studi si concentrano sull’evoluzione umana, ponendo particolare attenzione alle fasi più recenti al fine di approfondire la comprensione dell’origine e della dispersione dell’Homo sapiens in Eurasia, nonché delle possibili interazioni bioculturali tra Homo sapiens e gruppi umani arcaici presenti in queste regioni, tra cui i Neandertaliani.
Proprio su di loro verterà la conferenza, in cui Benazzi illustrerà recenti ricerche che hanno rivelato insospettate caratteristiche di questa specie umana, sollevando ulteriori interrogativi sulla causa della loro estinzione. Il Neanderthal è una specie umana autoctona dell’Europa, con le prime tracce risalenti a circa 400 mila anni fa. Inizialmente dipinti come individui primitivi e con limitate capacità cognitive, i Neandertaliani sono stati recentemente rivalutati grazie a recenti ricerche, approcci multidisciplinari nell’analisi dei resti umani e delle prove archeologiche, e all’impiego di tecnologie innovative.
Questi nuovi studi rivelano una specie umana che si è ben adattata dal punto di vista biologico e culturale ai rigidi climi dell’Europa durante il Pleistocene Medio e Superiore. Una prospettiva, questa, che solleva interrogativi sulle cause della loro estinzione, avvenuta circa 40 mila anni fa in concomitanza con la diffusione degli Homo sapiens in Eurasia.