Questo sabato si è svolto il Faenza Pride: è stata una occasione per rilanciare la questione LGBTQIA+, in una città in cui il tema è, nostro malgrado, non ancora abbastanza affrontato.
Le foto del Pride di Faenza non rendono merito all’energia che animava l’evento: la scelta del format “statico” a causa del perdurare della pandemia non ha impedito alle associazioni di far sentire la loro voce.
Se dovessimo scegliere una parola per definire l’evento sarebbe “intersezionalità”: questo pride non è riducibile a una, per quanto lecita, protesta monopolizzata dalle istanze del ddl Zan. No, è stato molto di più: è stata una occasione per comprendere che i temi civili riguardano tutti, e che l’ingiustizia per una categoria “debole” è ingiustizia per tutte. Associazioni a prima vista molto diverse hanno preso parola; una pluralità di temi, pensieri e testimonianze che hanno spaziato da questioni di genere a omogenitorialità, passando dall’identità di genere; particolarmente toccante la testimonianza di AGEDO, associazione composta da parenti e amici di persone LGBT, che ci ha ricordato che cambiamenti di paradigma richiedono il sostegno, i contributi e le sensibilità di tutti.
L’intervento di apertura della Assessora Milena Barzaglia come rappresentanza comunale ci inorgoglisce, in quanto evidenzia come anche la giunta abbia iniziato a prendere a cuore questo tema a noi caro; ma ci impensierisce molto il fatto che in questo primo anno poco si è fatto di concreto per migliorare la vita di queste categorie.
Rilanciamo due proposte a nostro giudizio cruciali in questo contesto: la prima sono gli sportelli di ascolto “antidiscriminazione”, in modo da offrire un sostegno alla comunità in situazioni di disagio. Sportelli che siano un rifugio ed un mezzo per risolvere problematiche in cui siano coinvolti membri della comunità LGBT, o vi siano discriminazioni legate al razzismo o disparità di genere ; sportelli che possano essere un baluardo dei diritti e che possano porsi come interfaccia per la risoluzione di controversie legate al mondo scolastico, lavorativo e familiare.
La seconda è una capillare azione di sensibilizzazione contro l’omo-trans-bi-fobia, attraverso degli incontri patrocinati dal comune nelle scuole di ogni ordine e grado del territorio, sia in quelle pubbliche che private; la stessa tematica può del resto essere affrontata con modi e linguaggi diversi a seconda dell’età e rimodulata a seconda del contesto e delle sensibilità individuali.
Le discriminazioni e i crimini d’odio non possono essere più tollerate in una città culla dell’associazionismo e dello spirito di comunità; e in questa missione tutti gli enti attivi nel mondo dell’educazione e della vita sociale devono venire coinvolti.
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