In occasione della Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Bifobia e la Transfobia (IDAHOBIT), celebrata il 17 maggio di ogni anno e riconosciuta sia dall’Unione Europea che dalle Nazioni Unite fin dal 2004, si pone l’attenzione sulle sfide e le disparità che ancora oggi affliggono le comunità LGBTQ+ nell’ambito dell’assistenza sanitaria. La letteratura scientifica evidenzia in maniera chiara e coerente come le persone LGBTQ+ sperimentino esiti sanitari ed esperienze di assistenza spesso particolarmente negative.
In questo contesto in Romagna è stato istituito un tavolo di collaborazione tra tutti gli Enti del Terzo Settore del territorio attivi nell’ambito della comunità LGBTQ+ e la AUSL.
Come primo passo congiunto, grazie alla preziosa collaborazione dei volontari e delle volontarie, è stato sviluppato uno strumento di indagine volto a rilevare il benessere della comunità LGBTQ+. Al questionario di sorveglianza sugli stili di vita e abitudini della popolazione “PASSI”, già impiegato dal Dipartimento di Sanità Pubblica, sono state integrate domande sociodemografiche tali da renderlo più completo e inclusivo delle soggettività appartenenti alla comunità LGBTQ+. Nelle settimane recenti, le associazioni locali hanno promosso l’indagine attraverso i propri canali sui social media e le newsletter, mentre l’Azienda Sanitaria ha affisso locandine con QR-code in tutte le sue strutture per diffondere l’iniziativa e accogliere l’utenza.
L’adesione alla ricerca è stata sorprendente, con 1300 persone tra i 18 e i 74 anni che hanno deciso di contribuire attivamente alla creazione di un servizio sanitario più inclusivo e attento alle esigenze specifiche della comunità LGBTQ+, partecipando alla ricerca e fornendo informazioni preziose sul proprio stato di salute generale e sulle difficoltà incontrate nell’accesso ai servizi sanitari, come gli screening e le vaccinazioni raccomandate.
L’analisi preliminare dei dati ha evidenziato alcune differenze nel benessere percepito tra gruppi all’interno della comunità. Ad esempio, le persone trans e non binarie hanno riportato un benessere generale minore e una incidenza di problemi di salute fisica e mentale pressoché doppia rispetto al resto della comunità LGBTQ+.
Altri dati rilevanti indicano che solo il 37% dei maschi gay o bisessuali ha ricevuto le vaccinazioni raccomandate, mentre circa il 10% delle donne lesbiche non aderisce allo screening del tumore della cervice uterina per mancanza di raccomandazioni o per vergogna nell’interagire con gli operatori sanitari (5%).
“È essenziale condurre un’analisi approfondita di questi risultati, unitamente a quanto emerso dai focus group svolti all’inizio del 2024”, afferma la Dott.ssa Francesca Bravi, Direttrice Sanitaria di AUSL della Romagna. “Questo processo ci permetterà di identificare le aree di miglioramento prioritarie e di rafforzare la rete sinergica tra l’Azienda e le organizzazioni del terzo settore attive nella comunità LGBTQ+. Solo comprendendo appieno i bisogni specifici saremo in grado di sviluppare risposte concrete alle necessità di salute della comunità LGBTQ+ in tutte le fasi della vita”.