È da pochi giorni acceso il braciere che ha sancito l’inizio dei Giochi Paralimpici di Tokyo, al termine di una cerimonia di inaugurazione che ha messo in luce i diversi aspetti del movimento paralimpico e del modo di rapportarsi con lo sport nell’ambito delle differenti disabilità. Una grande occasione per riflettere e confrontarsi, partendo, ad esempio dall’accensione del braciere olimpico da parte, tra gli altri, di un atleta di boccia paralimpica che ha consentito di evidenziare il ruolo, solitamente discreto, dell’assistente in questa disciplina.
Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, ci ha ricordato come «il movimento paralimpico è un seme che germoglia all’interno della società e la migliora». È necessario cogliere l’occasione di questa bolla Olimpica che dimostra a tutto il mondo come abbattere le barriere attraverso lo sport, allo scopo di migliorare il mondo stesso. Non solo, come ricordato in diretta dai cronisti dell’evento, quella della disabilità.
Proprio per questo motivo i Giochi di Tokyo hanno dato il via a #WeThe15, una campagna di sensibilizzazione decennale lanciata con l’obiettivo di porre fine alla discriminazione nei confronti delle persone con disabilità.
Sono passati 77 anni da quando il Dott. Guttmann ebbe l’intuizione di far entrare una palla all’interno di un ospedale, rivitalizzando nell’anima e nel corpo i feriti di guerra generalmente sedati e lasciati morire in sei settimane come previsto dai protocolli medici dell’epoca, gettando così in pochissimi anni le basi per la nascita del movimento paralimpico.
#WeThe15 vuole rappresentare tutte le persone con disabilità che oggi, dati alla mano, sono il 15% della popolazione mondiale. Può essere questo, nell’intenzione dei promotori, il più grande movimento per i diritti umani mai visto fino ad oggi. Partendo dalla sensibilizzazione e dall’aumento della consapevolezza, affinché chiunque possa diventare attore del cambiamento, l’obiettivo della campagna è di lavorare con le istituzioni affinché vengano sviluppate attività nel prossimo decennio volte all’inclusione sociale delle persone con disabilità.
Lo sport diventa quindi anche un veicolo di promozione di questo movimento globale, ma mantiene il ruolo di strumento fondamentale in grado di consentire ad ogni persona di realizzare il proprio potenziale anche in ambito locale, anche qui, a Ravenna. Tutto ciò grazie alle diverse iniziative portate avanti dal tessuto sportivo del nostro territorio in collaborazione con le realtà del terzo settore e grazie al sostegno dell’Amministrazione comunale.
La pandemia ha interrotto o limitato le esperienze sviluppate in questi anni, ma la speranza è che al più presto possa essere data l’opportunità a tutti gli atleti con disabilità di poter tornare a fare movimento, a giocare, a divertirsi insieme. Anche con la consapevolezza di aver fatto passi indietro che dovranno essere recuperati. Come ha detto Bebe Vio nella presentazione della sua Academy è necessario «uno slancio culturale, un cambio di mentalità e tanta energia».
Il mio invito è quindi che anche il Comune di Ravenna aderisca alla campagna #WeThe15 sostenendo attivamente le campagne e condividendo le finalità, in particolar modo quella rivolta all’aumento delle opportunità, in qualsiasi ambito, per le persone con disabilità. Influenzando così questo cambiamento di mentalità nel lungo periodo.
E chissà se nel prossimo futuro vedremo nuovi atleti provenienti dal nostro territorio diventare protagonisti dei Giochi Paralimpici.