Fare chiarezza su un carico di grano canadese – su cui vige il divieto di importazione e che avrebbe subito alterazioni – sbarcato al porto di Ravenna e monitorarlo in quanto “la preoccupazione attuale è che, senza attenti controlli, il carico di grano possa essere disperso o mischiato con altre partite oppure, ancora, prendere altre destinazioni anche in maniera accidentale”.
Lo scrive in un’interrogazione la consigliera Giulia Gibertoni (Gruppo Misto), la quale chiede alla Giunta “quale sia il quadro esatto delle competenze in tale materia e il quadro delle autorità che abbiano funzioni di vigilanza e controllo ed eventualmente sanzionatorie in questa vicenda, in particolare quelle del livello regionale e decentrato”.
La capogruppo del Misto vuole anche sapere di che tipo di grano si tratti e quali siano stati i problemi “che ne hanno impedito l’importazione, in particolare dal punto di vista dei rischi sanitari; se si confermi che il grano proveniente dalla nave in questione sia stato sbarcato nel porto di Ravenna e dove e come sia stato stoccato, con quali garanzie e controlli e quale ne sarà la destinazione finale e se si possa escluderne l’uso a fini alimentari”. Infine, Gibertoni chiede di conoscere “nell’eventuale uso finale, totale o parziale, a fini zootecnici, della partita in questione, quali saranno i trattamenti e le garanzie che saranno richiesti alla società importatrice e quali i controlli che saranno effettuati”.
La vicenda riguarda la nave Sumatra, attraccata in questi giorni a Ravenna, proveniente dal Canada con un carico di 337mila quintali di grano “giudicato non conforme dall’Algeria prima, presso il porto di Annaba (in quanto non risultato conforme agli standard concordati con il fornitore canadese) e poi dall’Italia stessa, dopo che sarebbe stata respinta una prima volta dal porto romagnolo il 28 luglio scorso, avrebbe ottenuto il permesso, dalle autorità competenti, per uno sbarco temporaneo del carico”. A chiedere il permesso di sbarco temporaneo, ricorda la consigliera, è stato l’importatore (una società di commercio internazionale di cereali), riservandosi le azioni da intraprendere: “… entro sessanta giorni l’importatore dovrebbe decidere se distruggere il grano in una struttura autorizzata, rispedire la partita di grano fuori dall’Unione europea oppure, ancora, sottoporla a un trattamento speciale destinandola a usi diversi da quelli previsti originariamente”.
“Nel frattempo il grano si sarebbe alterato, anche a causa della lunga permanenza sulla nave”