“ROCA, l’associazione che raggruppa le società che operano nella realizzazione e la manutenzione di impianti offshore, festeggia i suoi primi 30 anni di attività. Infatti, è stata costituita da alcune aziende ravennati nel 1992 per poi organizzare la prima edizione di OMC.
L’associazione, oltre che promuovere l’attività delle aziende socie, è in prima linea da sempre per impedire la sospensione delle attività di estrazione di gas naturale in Italia.
ROCA collabora con le associazioni di categoria, sindacati e istituzioni che hanno gli stessi obiettivi.
Concordiamo con le posizioni del Sindaco di Ravenna Michele de Pascale per rafforzare il Polo Ravennate dell’energia attraverso:
Ripresa delle attività estrattive di gas naturale in Adriatico;
Realizzazione di un parco eolico offshore,
Installazione di un rigassificatore offshore nei pressi di una struttura offshore già esistente e già collegata alla terra ferma con condotte sottomarine.
Attivazione del progetto CCUS
Recentemente anche il Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha appoggiato le proposte di cui sopra ed è stato proposto quale commissario per l’energia. Ci auguriamo che questa scelta serva, come nel caso del Ponte di Genova, ad accelerare l’iter per la concreta attivazione della nave rigassificatrice.
Chi ha bloccato le attività di estrazione di idrocarburi in Italia ha creato un grosso danno per gli italiani e, soprattutto, per la nostra industria. Noi abbiamo aziende energivore e, in particolare, gasivore che danno lavoro a circa un milione di persone. Impedendo la produzione di gas nazionale , ci hanno resi completamente dipendenti dall’estero eprincipalmente da paesi che non brillano certamente per democrazia e tranquillità.
Alcune forze politiche, per motivi esclusivamente ideologici, per un pugno di voti hanno promesso di non produrre più idrocarburi in Italia per passare a fonti energetiche rinnovabili.
Tutte le proiezioni danno un consumo importante di idrocarburi, e, di gas naturale in particolare, fino alla fine del secolo.
Nel 2014 l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili era di 120 TWh. Nel 2021 è scesa a 119,9 TWh. Qualsiasi persona che sappia fare un po’ di conti capisce che il trend non fa pensare ad una transizione a breve. E parliamo solo per l’energia elettrica. Rimangono tutti gli altri consumi di gas e petrolio per l’industria, trasporti e domestico non elettrificati.
In Italia abbiamo ancora grandi riserve di gas naturale e tante altre potrebbero essere scoperte se ci fosse la possibilità di riprendere la ricerca e l’installazione di nuove piattaforme.
Fino al 2000 in Italia si producevano fino a 21 miliardi di standard metri cubi. Poi nel corso degli anni si è preferito diminuire la produzione e andare ad importare il Gas metano dall’estero. Anche se questo comporta un maggior costo, maggiore inquinamento (per pompare il gas dalla Russia ne consumiamo circa il 30%) e soprattutto non utilizziamo nostre risorse mandando all’estero ingenti capitali che pesano sul nostro PIL e sulla nostra bilancia dei pagamenti.
In Adriatico quando si producevano oltre 20 miliardi di scm lavoravano circa 10.000 persone, ora le nostre aziende occupano meno di 3.000 persone e solo per commesse all’estero.
Se si riaprissero le attività in Italia si potrebbero produrre in poco tempo dai 15 ai 20 miliardi di smc. E si potrebbero creare circa 10.000 posti di lavoro.
Purtroppo gli ultimi governi hanno fermato le attività e la ripresa delle attività sarà molto lenta. Per arrivare a 15 miliardi di smc ci vorranno circa 3-5 anni e considerando le burocrazie italiane i tempi potrebbero raddoppiare. Ma soprattutto si dovrebbero togliere tutte quelle di regole e limitazioni che si sono accumulate negli untimi anni.
Per continuare la transizione energetica è necessario che il Governo autorizzi in tempi brevi impianti FER (fonte di energia rinnovabile). Purtroppo in Italia abbiamo il Titolo V, che rimane nonostante fosse stato proposta l’abolizione con il recente referendum. Il titolo V delega ai governi locali l’amministrazione delle energie e purtroppo spesso vengono boicottati impianti necessari alla transizione.
L’Italia ha 8.000 km di costa e quindi ha l’opportunità di realizzare impianti eolici offshore. Soprattutto il mare Adriatico offre il vantaggio di avere bassi fondali dove si possono installare pale eoliche su strutture fisse più facili da realizzare e da manutenzionare rispetto le strutture galleggianti, necessarie per fondali più profondi.
Il rigassificatore ha lo scopo di ricevere il gas allo stato liquido e trasformarlo allo stato gassoso.
Il gas allo stato liquido (a – 160°) riduce il proprio volume di 600 volte, quindi può essere trasportato in nave.
Ravenna è stata candidata ad ospitare un rigassificatore da installare nei pressi di una struttura offshore già esistente e già collegata a terra con condotte sottomarine.
La realizzazione potrebbe essere completata in meno di un anno. Ma conoscendo le difficoltà burocratiche italiane i tempi potrebbero lievitare sensibilmente.
Questo sistema ci potrebbe dare la possibilità di reperire il gas naturale in tutto il mondo, non essendo vincolati a pipelines. Inoltre, il gas importato in estate, quando i consumi sono inferiori, potrebbe essere stoccato in giacimenti dismessi e riutilizzarlo poi in inverno. E nel ravennate ci sono molti giacimenti dismessi.”
Franco Nanni
Presidente Roca