Qualsiasi governo nasca dal voto del 25 settembre si troverà a dover affrontare i problemi dell’energia i cui costi stanno mettendo in ginocchio le imprese e le famiglie.
Le misure di contenimento che oggi vengono suggerite potrebbero trasformarsi in precetti inevitabili.
In questo quadro trovo irresponsabile l’ostracismo di alcuni al ricorso ai rigassificatori che, al momento, restano la soluzione più immediata per evitare la dipendenza dal gas russo. Anche perché anche i signori del “NO” non rinuncerebbero comunque a scaldarsi con le reti del gas.
Ancor più irresponsabile è non riaprire le estrazioni di gas nazionale, a partire da quello presente in Adriatico, utilizzando una fonte energetica fossile pulita e avvalendosi di un sistema di eccellenza come quello che Ravenna ha saputo costruire con imprese del settore oil & gas e di cantieristica offshore di livello internazionale: gas estratto in Adriatico che, insieme ai progetti importanti sulle rinnovabili, garantirebbe una corretta e sostenibile transizione energetica.
Il PRI sostiene questa linea con coerenza da molto tempo e con un impegno costante sia nei tavoli politici sia in quelli istituzionali.
In questo senso, se da un lato ci preoccupa il permanere di posizioni ambigue, dall’altro ci confortano le convergenze con le posizioni espresse dal Presidente Bonaccini, dall’assessore Corsini e dal sindaco di Ravenna, che oggi possono esprimersi in tal senso grazie al lavoro e alla fermezza del PRI.
Siamo sempre più convinti che la strada dei rigassificatori, nelle more della ripresa delle estrazioni, sia quella giusta ma sappiamo che ha dei tempi inevitabili.
Ecco perché, nel mentre, occorre pensare anche a quali aiuti concreti devono essere messi in campo per aiutare famiglie e imprese a superare la crisi da caro bollette che vede falcidiare i rispettivi bilanci.
Per questo occorre che il nuovo governo, qualunque esso sia, metta subito mano a misure che abbassino i costi per l’energia domestica, aziendale e per la mobilità.
In questo senso al di là dell’IVA sui prodotti energetici, occorre agire sospendendo subito almeno le tante accise che fanno lievitare i costi alla pompa.
Non c’è più spazio per le imboniture televisive stile Salvini 2018 che sottoscriveva un contratto col quale garantiva l’azzeramento delle accise entro i primi tre mesi del governo giallo-verde: stavolta bisogna non fare proclami e agire subito.
Anche perché tre mesi dal 25 settembre sarebbero tanti per salvare il Paese, che resterà mestamente orfano dell’autorevole capacità di Mario Draghi, e troppi per salvare famiglie e imprese.