Se ancora ve ne fosse bisogno, affermano gli esponenti del PRI Fusignani e Mingozzi presenti ieri alla illustrazione dello studio di Nomisma Energia, occorre avere ben chiaro che la transizione energetica verso nuove fonti avrà tempi lunghi ed i prodotti derivati dagli idrocarburi sono ancora indispensabili per l’industria e per la nostra vita quotidiana: per questo Ravenna può essere garante in Italia dell’applicazione di nuove tecnologie con le giuste competenze, dalla cattura e stoccaggio della CO2 ai parchi eolici, dalla produzione di biometano
e idrogeno alla produzione elettrica dalle onde. Una vocazione, quella ravennate, che come PRI continueremo a difendere in ogni sede, istituzionale, imprenditoriale e degli occupati nelle industrie degli idrocarburi; concordiamo poi con Tabarelli quando sottolinea che il gas con 71 miliardi di metri cubi è ancora la prima fonte a copertura della domanda di energia dell’Italia, paese che ha ancora grandi riserve a partire da quelle ravennati; eppure continuiamo ad importare gas dalla Russia o dall’Africa consumando molta energia, con più emissioni e perdite dai tubi, emettendo per questo C02 al costo di 100 milioni di euro, mentre il gas italiano e ravennate ha meno emissioni perchè non è trasportato per lunghe distanze. Non è ancora chiaro, concludono Fusignani e Mingozzi, quale forma di energia potrà sostituire petrolio e metano, ma Ravenna, per dirla con il presidente del Roca Franco Nanni, oggi avvia l’eolico con AGNES, ENI lo stoccaggio, il GNL con il primo deposito in ottobre e siamo fiduciosi che il Governo emetta concessioni per coltivare i campi di gas e accompagnare cosi una concreta transizione.