Come ogni anno celebriamo la data più importante della nostra storia. Infatti al referendum del 2 giugno di 72 anni fa l’Italia, appena uscita dal secondo conflitto mondiale, riscattò la propria onorabilità e, con il 54% dei voti, scelse la Repubblica, condannando, insieme con il fascismo, anche la monarchia che ne aveva consentito l’ascesa e ne aveva coperto tutte le violenze e gli errori fino a quello fatale dell’entrata in guerra al fianco della Germania nazista.
Ravenna fu protagonista di quegli eventi: dei 54.769 votanti furono 48.825 quelli che si espressero a favore della Repubblica. Una maggioranza schiacciante che la diceva lunga sul sentire di queste terre. Le terre che nel Risorgimento videro sempre più crescere l’afflato mazziniano e nelle quali, non a caso, la Trafila trovò il suo naturale compendio, salvando il Generale Garibaldi dal plotone d’esecuzione austriaco e papalino. Per questo Ravenna merita più di ogni realtà di vedere celebrata la Festa delle Repubblica. Questo è un 2 Giugno particolare. Non solo perché quest’anno coincide con due importanti concomitanze come il 100° della fine della Grande Guerra (4^ guerra d’indipendenza) e il 70° della nostra Costituzione.
Ma è anche un anno particolare perché le celebrazioni provinciali quest’anno si svolgono a Lugo dove, insieme al 2 giugno, si renderà onore alla memoria di Francesco Baracca nel 100° della morte avvenuta il 19 giugno del 1918 durante la famosa battaglia del solstizio che rappresentò un momento decisivo per la vittoria. Tocca a noi, eredi dei valori del Risorgimento, della più alta tradizione di civismo, del più nobile senso delle istituzioni e della Patria, intesa come comunità di uomini Liberi e Uguali che sappiano aprirsi al mondo con la mente e il cuore ricchi della propria cultura, tocca a noi farci carico dell’onore di dare alla città di Ravenna l’occasione per celebrare la Repubblica e il Tricolore, col nostro senso mazziniano e con lo spirito garibaldino che ci accomuna sicchè anche oggi, in questi concitati giorni che hanno mandato in scena uno spettacolo istituzionale non proprio edificante, i cittadini di Ravenna possano sentirsi fieri e orgogliosi di essere italiani.
Ricordare e onorare il 2 giugno vuole dire, infatti, ricordarsi di chi siamo per sapere come dovremo essere, attingendo a piene mani ai valori e agli ideali di un passato che non può svilirsi in un presente di egoismi e autoreferenzialità. E questo ancora di più deve valere per chi rappresenta le istituzioni che, come recita la Costituzione, deve assolvere il proprio compito con disciplina e onore. Soprattutto per essere pienamente degni di servire le istituzioni repubblicane, ma anche per riconquistare il rapporto di fiducia dei cittadini, riavvicinandoli alle istituzioni.
E’ un dovere che abbiamo soprattutto nei confronti dei nostri giovani ai quali dobbiamo lasciare una traccia indelebile di quei valori che sono i fondamenti delle nostre comunità e uno strumento prezioso per superare i momenti di avversità.
La Repubblica è un inestimabile valore che va costruito ogni giorno, con le nostre azioni e con il rispetto profondo, vero e sentito verso lo Stato, le sue istituzioni e i principi costituzionali che stanno alla base della nostra democrazia. Un rispetto che deve essere reciproco: istituzioni e partiti non devono mai dimenticare che sono i cittadini i destinatari delle loro azioni e che il bene comune deve tornare ad essere, oggi più che mai, l’orizzonte di un impegno forte e convinto.
Un impegno che ci porta a dirigere la prua verso il futuro.
In questo bellissimo giorno voglio rivolgere un grato e caloroso saluto agli uomini ed alle donne delle nostre Forze Armate e delle Forze dell’Ordine ed insieme a loro e a voi, cari cittadini ravennati, rendere omaggio ai tanti caduti lungo il difficile e sofferto cammino del nostro Paese verso la libertà, la democrazia e la repubblica.
I valori che ci hanno unito il 2 giugno del 1946 continuano a guidarci per realizzare lo stesso desiderio dei nostri padri: dare alle future generazioni un’Italia in pace, prospera e solidale, in grado di assolvere a un ruolo autorevole e propulsivo all’interno di quella comunità internazionale che abbiamo contribuito a edificare.
Le difficoltà che stiamo affrontando, le minacce alla nostra sicurezza e al nostro benessere vanno sostenute con la limpida coscienza dei risultati raggiunti.
Le Forze Armate – che dopo l’armistizio si adoperarono per organizzare militarmente la Resistenza che chiuse il nostro Risorgimento con la Liberazione e poi la Repubblica – con convinzione e pieno coinvolgimento assolvono a questo dovere e hanno contribuito, in questi ultimi decenni, a conseguire risultati straordinari. La loro professionalità, la loro abnegazione, il modo costruttivo e umano con cui hanno saputo interpretare i compiti quotidianamente svolti in Patria ed in tante regioni del mondo, non privi di rischi, sono alla base della stima e dell’affetto dai quali sono circondate. La dedizione delle Forze Armate e a quelle dell’Ordine al Paese e ai suoi cittadini, dei quali sono nobile espressione, deve essere la stessa che ogni italiano deve corrispondere loro. Ai soldati, marinai, avieri, carabinieri, finanzieri, poliziotti e polizie locali, di ogni ordine e grado ed in modo speciale a quanti di loro in questo giorno di festa sono impegnati nei teatri operativi o per garantire la nostra sicurezza, giunga la gratitudine della città di Ravenna, di tutti i suoi cittadini e mia personale.
Come in quel 2 giugno il referendum prima che nelle piazze venne vinto in seno alle forze politiche che si riunirono nel comitato di liberazione nazionale, così oggi la battaglia per riportare la fiducia dei cittadini nello Stato e nelle sue istituzioni occorre che le forze politiche di ispirazione laica, democratica e liberale si riuniscano in un nuovo fronte che funga da argine alle derive in essere e aiuti a ricostruire nel Paese una coscienza pienamente libera e autenticamente repubblicana, che impari a conoscere e a rispettare dapprima la Costituzione che è lo strumento fondamentale della convivenza civica.
Si dimentica o si finge di dimenticare che quella Carta Costituzionale ha servito bene l’Italia del dopoguerra, ne ha accompagnato l’immensa, quasi rivoluzionaria, trasformazione economica da un paese fra i più depressi ed arretrati dell’Europa ad una delle maggiori potenze industriali del mondo, ne ha consentito e garantito il consolidamento democratico, ne ha permesso l’avvicinamento alle grandi democrazie dell’Occidente e all’Europa.
Essa è un documento che fornisce continuamente nuovi spunti al vivere civile e democratico. Per questo è bene non dimenticare che prima che alle istituzioni, se le cose non funzionano, è bene guardare alle classi dirigenti e non consentire loro di sfuggire alle proprie responsabilità, scaricando colpe alle regole e al garante di quelle regole, invece che guardare al dilettantismo e alla superficialità di chi quelle regole non le conosce o le calpesta in nome di interessi di parte spesso spacciati come necessità imprescindibili per il cambiamento. Così come non bisogna dimenticare che in momenti come questi, la risposta ai sovranismi e ai populismi la si può solo trovare in una serietà e lungimiranza che rafforzi l’Europa e i suoi strumenti. Infatti la risposta ai mali dell’Europa non è nel suo dissolvimento ma, al contrario, nel rafforzamento del disegno europeo che crei finalmente un terreno politico che dia alla moneta, alla difesa e alla politica estera quello “stato” di cui c’è bisogno perché queste fungano da volano dello sviluppo dei singoli stati membri e sostengano la crescita di un sentimento europeo ed europeista in ogni dove.
Anche se vediamo benissimo i limiti di questa Europa e dell’euro, oggi rimettere in discussione la moneta unica significa mettere in discussione l’idea stessa di Europa.
Questo non possiamo permettercelo e soprattutto non possiamo consentirlo; né come eredi della tradizione del pensiero laico, liberaldemocratico e repubblicano, né come garibaldini e mazziniani, né soprattutto come cittadini responsabili che sanno come le nuove sfide di questa società globalizzata non si vincano con ritorno agli egoismi nazionalistici, ma combattendo nel terreno comune europeo.
E’ vero che i problemi non possono gravare solo su di noi, ma è altrettanto vero che da soli non potremmo risolverli e, dunque, ci travolgerebbero.
Dunque si tratta di una sfida che o la si vince assieme oppure ci vedrà sconfitti in solitudine.
Per fare questo non c’è niente di meglio che celebrare la nostra storia ritrovandoci sotto il monumento di Giuseppe Garibaldi.
Noi qui oggi richiamiamo i simboli della nostra identità nazionale, dal Tricolore all’inno di Mameli, l’inno del risveglio del popolo italiano, rievocando il nesso ideale che lega Risorgimento, Resistenza, Repubblica e i valori sanciti dalla nostra carta costituzionale, preservando i valori di unità nazionale e richiamandoci a quelli universali di libertà, uguaglianza e fratellanza, gli unici in grado di farci vivere appieno lo status di cittadini italiani ed europei.
Lo facciamo ogni anno e continueremo a farlo insieme alla Società Conservatrice del Capanno Garibaldi, alla Cooperativa Pensiero Azione, all’AMI, alla ANVG, ai Cacciatori delle Alpi, alle associazioni risorgimentali, a quelle combattentistiche d’arma e ai tanti cittadini che vedono in questa giornata l’occasione per portare ogni volta un mattone in più alla costruzione di una coscienza civica che si innesti nei valori fondanti della nostra Repubblica .
W IL 2 GIUGNO; W RAVENNA, CITTA’ DECORATA CON MDOVM; W LA REPUBBLICA ITALIANA.