Nostos, lo chiamavano i Greci; il viaggio di ritorno, il movimento a ritroso che è anche, inevitabilmente, una nuova rotta, una nuova avventura. Come La musica è pericolosa, un “concertato” che Nicola Piovani ha tratto dall’omonimo libro, scritto pescando tra memorie d’infanzia, ricordi musicali e aneddoti direttamente legati alla propria vicenda di compositore a contatto con alcune delle più importanti figure del cinema italiano e non solo, fiancheggiando il lavoro di De André, Fellini, Magni, Monicelli, Tornatore…e di registi spagnoli, francesi, olandesi, per teatro, cinema, televisione. Venerdì 28 giugno, alle 21 al Pavaglione di Lugo di Romagna, il premio Oscar (nel 1999 per la colonna sonora de La vita è bella di Benigni) torna a presentare il proprio “taccuino” musicale, che aveva debuttato a Ravenna Festival nel 2015 e da allora ha viaggiato in moltissimi teatri in tutta Italia e nel mondo. Come spiega lo stesso Piovani “si è rinnovato piazza dopo piazza, con brani in uscita e brani nuovi in entrata: uno spettacolo ‘sperimentale’ che ha modificato radicalmente la propria fisionomia”. La serata è realizzata con il contributo di GVM Care & Research.
L’appuntamento con Nicola Piovani in quello spazio unico e inconfondibile che è il quadriportico settecentesco del Pavaglione di Lugo offre al Festival l’occasione di completare l’omaggio a Fabrizio De André. Dopo il concerto-spettacolo di Neri Marcorè di giovedì 27, sarà infatti Piovani a ricordare il cantautore scomparso vent’anni fa, con il quale ha firmato due capolavori come Non al denaro non all’amore né al cielo e Storia di un impiegato. Il titolo La musica è pericolosa, prima del libro – pubblicato nel 2014 – e poi del concertato lo si deve però al grande regista riminese: “È difficile riuscire a immaginare – ricorda Piovani – la capacità che Fellini aveva di rendere alto il quotidiano, di dare spessore poetico ai particolari dell’esistenza minuta, a dettagli che sarebbero passati inosservati, se non attraverso la lente dei suoi occhi di poeta. Lo diceva sempre che la musica era pericolosa, perché pur non dicendo nulla lo commuoveva profondamente… ed è vero, è pericolosa come pericolosi sono i nostri incontri con la bellezza – artistica, scientifica, amorosa – tutta la bellezza che ti cambia dentro”.
Si tratta di una vera e propria narrazione in musica, affidata a un ensemble strumentale poliedrico: Rossano Baldini alle tastiere e fisarmonica, Marina Cesari al sax e clarinetto, Pasquale Filastò al violoncello, chitarra e mandoloncello, Ivan Gambini alla batteria e percussioni, Marco Loddo al contrabbasso. E, naturalmente, alla voce del compositore seduto all’inseparabile pianoforte: Piovani racconta, con ironia e un pizzico di malinconia, il proprio percorso creativo. A pagine mai eseguite in concerto si alternano versioni nuove di brani noti e riarrangiati per l’occasione, e il “viaggio” si arricchisce anche di immagini, ovvero frammenti di film, di spettacoli, oppure quadri visivi di artisti amici come Luzzati e Manara.
Uno sguardo al passato insomma, ma non solo, perché se si chiede a Piovani cosa gli manchi del passato si sentirà dire: “mi mancano molte cose del passato, ma poi penso anche che non mi manca niente. Il cassetto della nostalgia lo apri, ti abbandoni ai commoventi profumi dei ricordi, li respiri a pieni polmoni; ma poi lo richiudi e ti butti sul presente, sul lavoro a cui stai pensando, nella convinzione che sarà il più bello di tutti. La nostalgia è piacevole, ma a volte è un alibi per la nostra pigrizia mentale. Guardando a prua si vive meglio”. Ecco, insomma, un altro navigatore “per l’alto mare aperto” per questa XXX edizione del Festival.