Le federazioni Fp Cgil di Piacenza e Ravenna esprimono forte preoccupazione sul destino degli uffici doganali sui loro territori. Da un lato l’attività di uno dei principali poli logistici del centro-nord Italia, dall’altro gli impressionanti volumi di merci del porto ravennate, vedono i due uffici doganali – e il loro personale in forte carenza – sempre più schiacciati da una pressione crescente per garantire legalità e sicurezza delle merci, senza avere strumenti adeguati.
“La riorganizzazione voluta dai vertici dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli – spiegano Alberto Gorra (Fp Cgil Piacenza) e Lisa Dradi (Fp Cgil Ravenna) – è profondamente inadeguata, in quanto sottostima l’importanza delle due sedi, declassandole (Ravenna) o collocandole nella penultima fascia (Piacenza). Nonostante i rilevantissimi volumi gestiti ogni anno e la strategicità rivestita per i rispettivi territori siamo gravemente penalizzati nella pesatura delle dichiarazioni doganali effettuate. Le risorse e le figure di coordinamento assegnate sono del tutto insufficienti. Se all’impoverimento dei processi di verifica antifrode a Piacenza e Ravenna aggiungiamo la chiusura di alcune sedi (Reggio Emilia, Ferrara e Forlì) questa riorganizzazione nei fatti deprime il ruolo a contrasto dell’evasione e a tutela dei consumatori”.
“A Piacenza” – prosegue Gorra – “la recente visita presso la Prefettura dei senatori della Commissione parlamentare sulle condizioni e la sicurezza sul lavoro ha acceso i riflettori sulla delicatezza della realtà del polo logistico. Bene, il sistema di legalità all’interno dei poli logistici e portuali non può non considerare la dogana un elemento centrale di garanzia e controllo, chiamando ad un lavoro costante e co-responsabile le istituzioni locali e nazionali presenti sui territori”.
A Ravenna, incalza Dradi, i dipendenti dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli sono tutti sgomenti dal declassamento dalla prima alla terza fascia del proprio Ufficio, da sempre fortemente carente di organico, e che svolge attività in materia di accise, dogane e monopoli, fondamentali per l’intero Paese. Nel territorio ravennate sono insediati operatori economici di rilevanza internazionale (il primo polo alcolico nazionale e tra i più importanti di prodotti energetici, un rilevante polo chimico, un sito di stoccaggio Co2, una raffineria, tanto per citarne alcuni) e non viene tenuto in giusta considerazione lo sviluppo futuro del Porto di Ravenna e delle correlate attività, come rappresentati negli “Stati generali della portualità e della logistica del Nord Est”. Non vengono neppure presi in considerazione i particolare lavori di approfondimento dei fondali con l’aumento dei traffici container da 200.000 a 900.000 Teu (hub portuale) i diversi terminal in costruzione, il rigassificatore prossimo all’attivazione e diverse altre opere correlate al Pnrr”.