“Da anni si sa che la situazione di Valle della Canna era al limite – dichiara Giuliano Garavini, consigliere territoriale per Forza Italia, presidente della commissione ambiente del consiglio territoriale di Sant’Alberto e guardia venatoria – e in agosto 2017 avevo lanciato pubblicamente l’allarme, a seguito delle condizioni di grave disseccamento della valle, con avifauna che annaspava nel fango. Drammatiche le foto di quei giorni, che ritraggono garzette sul fondo completamente secco e giovani cigni sofferenti coperti di melma”.
“A giugno 2017 – prosegue il consigliere – la Valle risultava secca per più della metà della sua estensione, non si sapeva se a causa della grave siccità o per altri motivi, come ad esempio l’insufficiente manutenzione delle paratoie o la mancata adduzione di acqua. A seguito di numerose segnalazioni e proteste, fu riallargata a metà giugno. Già allora sollevai molte perplessità, in quanto il danno alle specie durante il delicatissimo periodo della nidificazione era cosa fatta e, a quel punto, anziché riempirla nuovamente d’acqua, si poteva effettuare la necessaria manutenzione ai fondali. Nonostante questo, dopo poche settimane, la Valle risultava di nuovo secca, stavolta quasi totalmente”.
“Così scrivevo allora – prosegue Garavini – e mi domandavo con quali criteri e con quali costi per la cittadinanza fossero stati programmati gli interventi per uno dei siti di maggior importanza ambientale del nostro territorio, tutelato dalle normative regionali, nazionali, europee ed internazionali. Per questo motivo, in data 2 ottobre 2017, il consiglio territoriale approvò all’unanimità, nell’ “Elenco delle priorità dei lavori nel territorio del Consiglio Territoriale di Sant’Alberto”, redatto ai sensi del regolamento comunale dei Consigli Territoriali, alla voce “Ambiente, parchi e giardini”: “Valle della Canna – Ripristino sifone di collegamento con il Fiume Lamone, e valutazione dell’opportunità di realizzarvi una sassaia che mitighi l’ingresso di acqua salata”. Successivamente, verrà risposto che: “Il ripristino del sifone è in programma, come anche il ripristino di una paratoia di alimentazione da canaletta Enichem”. Ma ad oggi, nulla. Però, perché si è deciso di spendere 400 mila euro di fondi regionali per le undici “Porte del Delta” in legno in fase di realizzazzione, e per le opere urgenti da cui dipende la vita degli ambienti e della fauna che ospitano, niente?
In questi giorni non sono mai stato convocato nelle riunioni e nei tavoli di lavoro, in rappresentanza della commissione ambiente che presiedo: nessuno mi ha fatto sapere nulla, ho dovuto informarmi dalla stampa e tramite le associazioni ittico-venatorie, o recandomi sul posto come ho fatto più volte”, sottolinea Garavini.
“Tuttavia, ringrazio tutte le persone che si sono attivate per recuperare le carcasse, per soccorrere gli animali ancora vivi e per evitare l’ulteriore putrefazione delle acque. La strage di quest’anno, con oltre 4000 capi morti per botulino dovuto alla marcescenza dei fondali, ci ricorda che nessuna di quelle richieste espresse due anni fa dal Consiglio Territoriale è stata soddisfatta. E’ ora di dire basta a questa gestione fallimentare: il Parco del Delta e il Comune di Ravenna si assumano le proprie responsabilità, sperando che serva da lezione e che fatti del genere non accadano più”, conclude il consigliere.